Raccogli un sasso sulla spiaggia più a est, lo infili in tasca e inizi il tuo cammino. Nei trenta giorni che seguono non si contano le volte in cui lo tocchi, anzi, lo accarezzi, lasciando scivolare le tue dita lungo la superficie liscia: solo per sincerarti di non averlo perso. Solo per poter arrivare in fondo – al mare più a ovest, quello che guarda la Libia – e lasciarlo cadere dietro di te.
Un gesto così, ma sono gesti così che danno anima a un viaggio. Come un rito che segna l’inizio e la fine. Poi, in mezzo, ci sono le altre cose: e quante ce ne sono in Rapporto a Kazantzakis di Luca Gianotti (Edizioni dei Cammini), uomo che come pochi ha indagato le infine possibilità del cammino.