Ormai è una foto d’archivio. Se fossimo nell’era precedente, potremmo dire che è ingiallita, ma i pixel non ingialliscono, al limite sfumano. Era il 24 novembre 2013, e quel giorno sulla via di Firenze camminava un manipolo di 26 umani, 4 asini e un gufo. Erano i “compagni di cammino“, e portavano un messaggio d’avanguardia. Camminarono nove giorni, anche nella neve, come testimonia questa foto scattata sul Pratomagno. Alcuni erano guide, altri camminanti e basta. Camminarono fino a Firenze per portare il loro messaggio di pace, il valore del camminare come atto che aiuta gli uomini e le donne a vivere più in pace con se stessi e col mondo. Dicevano che il camminare è un atto rivoluzionario perché è portatore di lentezza, di sobrietà, di essenzialità e di armonia interiore.
Ora possiamo considerarli antesignani, ora che la nostra parte del mondo èorganizzata in piccole comunità solidali, governate da vecchi saggi camminatori che si ispirano a filosofi camminanti come Rousseau, Thoreau, Gary Snyder.
Anche nelle scuole, che adesso finalmente sono diventate scuole nel bosco, superando finalmente dopo secoli l’idea che gli allievi per apprendere meglio andavano chiusi tra quattro mura, anche le scuole, dicevo, hanno introdotto la meditazione camminata tra le attività tese a armonizzare la crescita dei nostri giovani.
Entrarono a Firenze il 27 novembre, e furono accolti calorosamente, anche se la città era impegnata nei brulicanti preparativi consumistici tipici del Natale di quegli anni. Arrivarono a Palazzo Vecchio, e alle autorità proposero la cultura del camminare come strumento di armonia per il futuro. Poi camminarono in un lungo corteo fino alla Bibliotecanova, per incontrare altri camminanti. Che si unirono a loro. E quel seme attecchì.
Luca Gianotti