Sono solito esprimere opinioni personali in questo editoriale, e questa volta so che non tutti sarete d’accordo con me. Ma vi invito a riflettere.

I media in questi giorni ci fanno passare i No Tav come “anarco-insurrezionalisti”, violenti, mossi dai loro interessi personali e di parte, incapaci di cedere a un interesse più ampio che le istituzioni starebbero perseguendo con le loro scelte.

Io però conosco alcune di queste persone, camminatori come me e come molti di voi: gente comune, pacifica, informata dell’inutilità di questo megaprogetto, ovviamente esasperata dopo dieci e più anni di lotte. I loro dati sono quelli di tanti scienziati che  dicono che non solo l’impatto ambientale e sociale è enorme, ma che non c’è più la domanda per i servizi della nuova linea. E che in ogni caso, il gioco non vale la candela.

Mettetevi nei panni dei No Tav, provate a fare un lavoro di empatia, provate ad ascoltarvi dentro: se la stessa cosa succedesse a voi, alla vostra terra, alla vostra famiglia, alla vostra casa.

Noi abbiamo sentito una giovane coppia di camminatori che vivono in Val di Susa e combattono come tutti contro la Tav. Gliabbiamo chiesto come va, e cosa possiamo fare per loro. Ci hanno risposto:

“La vostra mail è un grande conforto. Stasera hanno sgomberato l’autostrada con idranti, lacrimogeni e caccia all’uomo per il paese inseguendo la gente fin dentro le pizzerie per massacrarli!
Ma noi non ci fermiamo e continueremo a resistere con altre forme di lotta.
La solidarietà che ci arriva da tutto il paese ci da un sacco di forza e se volete fare qualcosa per noi potreste:
– far girare l’informazione vera
– mettervi in contatto con i gruppi e movimenti solidali con noi
– siete i benvenuti qui in valle per starci accanto anche fisicamente
Grazie per il vostro calore e la vostra solidarietà, un abbraccio Nadia e Claudio

Il governo dice che i dati sono stati analizzati di nuovo, tutto conferma che l’opera Tav porterà benessere, lavoro per i giovani, collegherà l’Italia all’Europa. I dati che invece mettono in campo i 360 scienziati che si pronunciano contro, sono opposti: opera inutile, dannosa, sarà un salasso per tutti noi senza portare veri benefici. Chi ha ragione? Perché non possiamo vedere questi dati confrontati tra loro, perché non possiamo vedere Luca Mercalli e Mario Monti sedersi a un tavolo e confrontarsi i dati? Senza ideologie, solo dati contro dati.

La sovranità dovrebbe essere del popolo. La mia idea di laureato in filosofia politica è questa: uno Stato che volesse davvero rispettare la sovranità popolare non dovrebbe imporre con la forza la propria volontà alle comunità locali ma dovrebbe darsi una legge secondo la quale è lo Stato che deve convincere, con le buone, il popolo ad accettare una grande opera. Avendo una scadenza. Diciamo 5 anni. Lo Stato dovrebbe avere 5 anni per convincere il popolo, con tutti gli strumenti possibili: tavoli di concertazione, offerta di compensazioni, offerte economiche, referendum… ma se dopo 5 anni non li ha convinti, il progetto dovrebbe automaticamente cadere. In Val di Susa sono passati troppi anni. Troppa parte della vita di quei cittadini è stata assorbita da questo stress.

Il mio invito è: camminiamo in val di Susa. Per capire. Quest’anno organizziamo le nostre camminate lungo la Francigena che sta in valle, o sulle montagne intorno. Organizziamo camminate-evento con risonanza pubblica. Sul web, sui blog. Portiamo la testimonianza, raccontiamo quello che vediamo, parliamo con le persone, giriamo video, documentiamo.

La Compagnia dei Cammini un viaggio in val di Susa lo ha messo in programma in settembre, con momenti di incontro con rappresentanti dei No Tav. Ma il mio invito è: andateci anche da soli, organizzate camminate con amici, toccate con mano e veniteci a raccontare, se ci capite qualcosa di più!

Luca Gianotti

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Ho pubblicato questo articolo sul Cammino dell’8 marzo 2012. Sono seguiti ovviamente commenti positivi e negativi.  Credo possano interessare a tutti voi.

Partiamo da una riflessione autonoma del mio amico Guido, che aveva scritto in contemporanea a me:

Voglio dire perché mi sento vicino alla causa NO TAV.

Ci sono argomenti nello specifico della questione alta velocità. La gran parte degli italiani non ne è informata, perché i mass media giocano sull’ovvietà di una decisione già presa (da Europa, Francia, Italia, regione, partiti ecc), per il bene dello sviluppo delle comunicazioni internazionali. Bisogna prendersi la briga quindi di mettersi alla ricerca degli studi indipendenti, ad esempio quello di circa 400 professori universitari, che parlano di opera sostanzialmente inutile, per il livello di traffici esistenti, e per costi, per il denaro pubblico esorbitanti, specie in un’epoca di crisi economica. Queste fonti tecniche contrarie alla TAV in Val di Susa non citano nelle loro motivazioni l’inpatto ambientale, né il soggettivo contrasto della popolazione locale. Non capisco perché quei tecnici ora al governo facciano così fatica a dialogare non con gli arrabbiati contestatori, ma con i loro colleghi professori con opinioni serie e documentate. Non si entra nel merito, la decisione è giusta perché è già stata presa. Ma questo valeva sia per il ponte sullo Stretto in Sicilia, sia per le centrali nucleari ecc. Le condizioni di partenza sono cambiate e si è deciso di invertire rotta. Il sospetto che “gatta ci covi”, cioè che ci siano grossi interessi in ballo, incoffessati, viene inevitabilmente alla mente. Si sa purtroppo che nelle grandi opere trovano spazio sia profitti delle lobbies che realizzano i lavori e sia veri e propri meccanismi di corruzione. Quante cattedrali nel deserto (strade, ospedali ecc) sono state costruite in Italia e poi risultate o inutili o non terminate? E nessuno ha mai pagato per esse. Bene, se i politici che decidono oggi ci mettessero la faccia, cioè si prendessero la responsabilità civile delle loro scelte, sarebbero un po’ più credibili. Qualunque cittadino o professionista “se sbaglia paga”: i politici no, si nascondono sempre dietro decisioni prese da altri.

Ma la protesta NO TAV va, a mio avviso, ben oltre questi sacrosanti discorsi nel merito, che per altro nessuno dei potenti vuol più ascoltare. Con i NO TAV non si discute più, meglio criminalizzarli. Ci sono in ballo almeno altre due questioni fondamentali.

La prima è un’idea completamente differente da quella fino ad ora dominante del modello di sviluppo della società. La crisi globale che stiamo vivendo (ambientale, economica, umanitaria) mette in discussione alla radice il concetto stesso di crescita e di progresso senza limiti. I grandi investimenti sulle infrastrutture hanno da sempre fatto parte di questa logica. E invece ci si sta accorgendo, da parte di tanti studiosi, che ciò che di nuovo si va a progettare deve anche essere sostenibile per l’ambiente e per l’economia. Devastare la Val di Susa per una TAV tutt’altro che indispensabile, recherebbe un danno ecologico irreparabile per le generazioni future. I contestatori della TAV poi sostengono che la valle, come tantissime aree del paese, è in profondissima crisi occupazionale e di prospettive stesse di sopravvivenza. Denunciano quindi come inaccettabili gli sprechi per quest’opera, invece di usare risorse per il sostegno ad un’economia ed a una rete di servizi pubblici realmente utili alla gente del posto. E’ un po’ la contraddizione di fondo dell’alta velocità in Italia ed in Europa stessa: dirottamento delle risorse su queste linee, sempre più costose per gli utenti (per molti tratti a lunga percorrenza comincia ad essere più conveniente l’aereo che il treno!?!), a discapito del grosso della rete usata da pendolari e cittadini normali. La ribellione dei NO TAV è dichiaratamente contro questo impoverimento del territorio e delle popolazioni residenti. Per questo non sarà facile convincerli, visto che ne va di mezzo il loro stesso esistere in quella regione.

La seconda questione riguarda l’idea stessa di democrazia. Le grandi decisioni sono sempre più prese dall’alto. La distanza fra chi ordina e chi subisce pare incolmabile. Che resta da fare a quella comunità che si sente espropriata da ogni possibilità di contare qualcosa? Organizzarsi e difendersi. Ci saranno anche stati errori nella gestione della protesta, alcuni momenti di violenza, ma…avere i propri paesi militarizzati, avere la stampa e la televisione che in gran parte li descrivono come eversori…non è facile mantenere i nervi saldi.

Personalmente non ho contatti diretti col movimento NO TAV. Scrivo queste riflessioni perché da questa vicenda mi sento coinvolto in prima persona. Non quindi per generica solidarietà. Verso quale modello di sviluppo sostenibile andare e chi e come dovrà decidere le sorti del nostro futuro: su questi due temi non possiamo tirarci fuori. Discutere tutti quanti delle domande poste da questa coraggiosa comunità piemontese ci riguarda. Perché sono domande che noi stessi ci stiamo ponendo, anche se ancora non con l’urgenza e la drammaticità dei NO TAV oggi. Dobbiamo trovarci con l’acqua alla gola per sentirci parte in causa? Non è ora che torniamo a fare politica in prima persona, uscendo da questo meccanismo di delega, che ha generato solo impotenza e aggravamento dei problemi? La cosa più bella che sta avvenendo in Val Susa è che attorno a questa battaglia si è riformata una comunità solidale. Non sarà facile per nessuno sconfiggere una popolazione che ha ritrovato la sua dignità nel voler essere partecipe del proprio destino.

 Guido    Ulula alla Luna

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Caro Luca,
ho letto il tuo editoriale. Ammetto che fatico a capire le motivazioni dei no-TAV.
Ti chiedo, pero’: visto che nel tuo editoriale richiami giustamente la necessità di mettere a confronto “dati contro dati”, perche’ non lo fai?
Sarebbe fondamentale
Con riconoscenza
Emanuele

Caro Emanuele,
io non sono uno scienziato, e non credo tocchi a me studiare queste cose. Ho tutt’altra formazione, e non credo neanche sia giusto che io dedichi il mio tempo a studiare cose così. Credo piuttosto che dovrebbero essere i leader scientifici delle due fazioni a confrontarsi sui dati. Dovrebbero essere gli scienziati Si e No Tav a mettersi attorno a un tavolo a confrontare i dati. Perchè i dati non sono opinioni: due esperti di traffico pro e contro per capire se c’è necessità di questa opera; due economisti per capire se questa opera è un costo per la comunità o una risorsa; e così via.
Io sono solo un cittadino di questo povero stato, uno che vuole capire. Uno che valuta gli studi scientifici in base anche all’interesse che c’è dietro: tra uno studio scientifico che non ha interessi personali e uno studio scientifico commissionato da chi ha interesse, per precauzione mi schiero sempre con chi non ha interesse diretto, poi accetto verifiche e controprove.
Un caro saluto, e grazie per la tua riflessione
Luca

Caro Luca, innanzitutto grazie per la tua risposta.
Lavoro al CNR e mi occupo di acqua (risorse idriche, cambiamente climatici ecc)
Credo sinceramente che il problema in val di Susa non sia di tipo tecnico (peraltro non bisogna mai cadere nel tranello di considerare come “oggettivi” i dati scientifici: spessissimo sono anch’essi soggetti ad un grado di incertezza tale da non consentire di raggiungere una qualche “verita’ oggettiva” e di questo dovremmo esserne consapevoli tutti). Credo che il problema sia di tipo politico, sociale, antropologico, culturale… in definitiva e’ un problema di democrazia: e’ giusto stravolgere la vita di una valle con lavori che dureranno vent’anni? Se anche portasse lavoro, porterebbe anche benessere? E per chi? E se il governo centrale decide una cosa le comunita’ locali come possono intervenire? Quando si cade in un localismo becero?
Queste non sono questioni di carattere tecnico. Per questo credo tu sia chiamato in causa, pur non essendo scienziato, tanto quanto me (che sono un modestissimo operaio della ricerca)
Buon cammino
Emanuele

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Qui invece trovate un bellissimo video della Brigata Cretinetti, e una serie di commenti dal blog degli scrittori Wu Ming:
La piccola vedetta piemontese

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Non potremo partecipare, ma ammiriamo e condividiamo la vostra iniziativa. Gli abitanti della Val Susa hanno bisogno di solidarieta’ e sostegno e non dell’emarginazione mediatica a cui sono stati costretti.
Speriamo che tanti aderiscano perche’ solo guardando le cose con i propri occhi ci si puo’ fare un’idea delle cose.
Un saluto.
Giovanna

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Innanzi tutto i complimenti per il tuo editoriale sulla Val di Susa. Approvo in pieno i contenuti che hai introdotto. Io sono nato in quelle valli, precisamente in Valsesia e nei racconti dei vecchi c’è sempre la stessa storia: pacifica vita ecosostenibile contro interessi speculativi.
Dura da secoli, nell’attuale si ripete.

Giovanni Balzaretti

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Grazie Luca per ricordare la Val di Susa!!
abbiamo contro di noi la corazzata del potere, ma abbiamo raggiunto il cuore di chi il cuore ce l’ha ancora…  e per questo ce la faremo!
Lucia

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Cari amici,
Sono un’insegnante e nonostante i quasi 56 anni sono ancora in servizio ( e chissà ancora per quanto!). Mi piacerebbe molto fare la via Francigena in Val di Susa, ma dal primo settembre sarò impegnata nuovamente a scuola. Sarà mai possibile che la camminata in Val di Susa possa esserci da metà Luglio a metà agosto che è il periodo in cui sono sicuramente in ferie?
Grazie e buon cammino
Graziella

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Oggetto: SOSTENIAMO LUCA!

Da più di 12 anni in una frazione del comune di Exilles, Luca Abbà, 37
anni, contadino e No TAV, unisce le sue convinzioni con l’attività
che lo sostenta: la difesa e la cura della terra, inseparabili, lo
portano sia in prima fila contro il devastante treno ad alta velocità,
sia a coltivare i terreni che gli ha lasciato suo nonno.
Un agricoltura molto particolare: non si capisce se entra più gasolio
nel trattorino o esce più sudore dalla fronte, primavera ed estate di
fatica, tanti giorni dal mattino presto fino alla sera, che gli amici
ancora non hanno capito dove prenda tanta forza! Poi arriva l’autunno,
insieme alle castagne, che cadono dai castagni che ha ereditato,
iniziano i mercati; fortunato è chi può beneficiare dei frutti del
lavoro di Luca, una clientela davvero affezionata: alle patate che solo
la dura terra della montagna rende così buone, alle zucche che
raccolgono consensi entusiasti, alle caldarroste.

Lunedì 27 febbraio 2012, il suo coraggio lo porta di nuovo in prima
fila, a mettere una bandiera con il treno crociato sopra un traliccio
dell’alta tensione, a pochi metri dalla baita eretta dal movimento No
TAV in val Clarea, ma purtroppo a molti metri d’altezza, troppo vicino
ai cavi della corrente, incalzato da un “agente rocciatore”; non si
chiamano i vigili del fuoco, non si isola la linea elettrica (come è
stato fatto la sera di domenica 4 marzo 2012 con l’altro attivista
Turi Vaccaro salito sullo stesso traliccio), così che la tragedia ha il
suo corso, mentre le ruspe lavorano per devastare la natura circostante,
ma gli adeguati soccorsi tardano lunghissime decine di minuti.

Da una settimana siamo in attesa del miracolo, da chi fin da subito ha
dimostrato la tempra di resistere a numerose emorragie, molte fratture,
alcuni organi compromessi e parecchie ustioni. Chiaramente sarà
impossibile che Luca quest’anno, riesca a mandare avanti l’”Orto
del Sole”, da cui trae i mezzi per sostenersi, per cui lanciamo la
campagna: SOSTENIAMO LUCA dando la possibilità ai sensibili e solidali
di offrirgli un aiuto economico…
Per chi vuole contribuire all’iniziativa può utilizzare i seguenti
metodi:

-versamento tramite bollettino postale sul CONTO CORRENTE POSTALE N.
59258160 intestato a Luca Abbà
-bonifico (o posta giro) sul CONTO BANCOPOSTA CON IBAN  IT 35 P 07601
01000 000059258160 intestato a Luca Abbà.

Per entrambe le modalità LA CAUSALE È SOSTENIAMO LUCA ABBA’.

Si ringraziano anticipatamente tutti coloro che vorranno partecipare
all’iniziativa anche solo con un piccolo contributo.

Coordinamento NO TAV ALTA VALLE SUSA  recapito: avsnotav@virgilio.it

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Luca
mi sembra un’idea fantastica. Non so se conosci l’associazione Etinomia (puoi andare sul sito(www.etinomia.org) io sono uno dei fondatori e posso metterti in contatto con strutture per la ricezione turistica che hanno aderito firmando un manifesto etico. (ad oggi siamo quasi 300 imprenditori).
Grazie di cuore
Claudio

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Grazie  per questa mail che mi conferma quel che penso dei fatti della Val di Susa. E cioè che l’informazione è disinformante e che solo andando in valle e partecipando si può capire quello che sta veramente succedendo e che in pochi ci raccontano.

Io sono dalla parte dei NO TAV. Quando passo salgo, documento e pubblico sul mio profilo di Facebook l’arroganza delle forze dell’ordine, il sopruso continuo che i valligiani subiscono personalmente e alla loro terra. La politica è completamente fallita, ormai sappiamo che è solo il braccio esecutivo dei potentati economici, cioè della mafia.
Alla base di tutto c’è quel preoccupante e profondo strappo tra l’uomo e la terra. Mancano in modo preoccupante conoscenza, amore, senso del limite, rispetto. Le Alpi sono una barriera e come tale vanno considerate. Sono già forate come groviera e in Valle di Susa hanno già fatto di tutto e di più. Ma non basta mai.
Non vogliamo più che le merci inutili circolino liberamente e velocemente da una parte all’altra di questa barriera. Vogliamo invece poter prendere un treno lento che attraversa l’Italia e congiunge il Sud al Nord, quelli che c’erano e sono stati tagliati. Vogliamo servizi locali efficienti per chi lavora e usa il treno ogni giorno. Vorremmo cioè che la politica ridiventasse l’arte di governare la società per il bene di tutti.
Un caro saluto
Riccardo Carnovalini
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Caro Luca,

se mi permetti la familiarità del “caro” Sono stato un camminatore e un “montanaro”. Per una serie di eventi ho rallentato, ma conto di riprendere l’antica passione. E magari proprio con te. È per questo che ho letto il tuo articolo su Susa. Ho pensato che se scrivi non temi, anzi desideri, opinioni anche non convergenti.
Il tuo ragionamento mi ha molto colpito per i contenuti e per la sua metodologia intrinseca. Provo a sintetizzare:
1)      Guerra e pace – non ho trovato in giro molte persone che amano la guerra e odiano la pace. Ne vedo invece molte che dichiarando di amare la pace fanno la guerra. In tante forme diverse e tutte con qualche buona ragione. Inclusi i tirasassi della Val di Susa. Tirano sassi per ottime ragioni, naturalmente. Ragioni che non devono essere molto condivise con altri. E si sa che quando le ragioni non sono condivise, ecco che si devono tirare sassi. – Va da sé che non condivido il metodo “dell’avere buone ragioni”. La storia è piena di buone ragioni per grandiosi massacri. Sono stufo di sentire che “noi abbiamo buone ragioni, e gli altri invece sono cattivi. Cattivi talmente irriducibili che non possono che essere convinti che con la forza”.

2)      Condivisione – Non so se il progetto sia stato condiviso e con quale metodo. Ho però il sospetto che i 15 e più anni di cui si parla del progetto non sono stati particolarmente utili a trovare una convergenza. Si tratta del muro contro muro “del sei con me o sei contro di me”? Spero che nessuno mi chieda di intervistare tutti i valligiani e tutti i “tirasassi” che lì trovano supporto e accoglienza. Interviste che dovrebbero convincermi sul chi ha ragione e chi no. Il procedimento mi pare improponibile. Allora quale deve essere il procedimento per condividere  e per convergere (personalmente escludo la tolleranza verso i tirasassi con buone ragioni).

3)      Metodo democratico – Come qualcuno ha detto a suo tempo la democrazia non è quel sistema per cui “tre amici vanno a cena e due decidono che paga il terzo” e viceversa che “il terzo non paga perché ha delle buone ragioni”. Forse a noi italiani la democrazia non piace. Certamente ce l’hanno forzata ed ancora oggi abbiamo le tribù camorristiche con i loro rituali magici, le corporazioni, le confraternite, gli ordini, il caporalaggio, le tasse (che sono considerate non il dovere civico, ma l’imposto). Credo che i cittadini debbano fare un buon esercizio e chiedersi se vogliono o meno la democrazia. E se ritengono di utilizzare metodi diversi dai tira-sassi per sostenere le ragioni per cui avendo cenato adesso non vogliono pagare. I Valsusani devono decidere se i tirasassi fanno loro buon gioco o se devono sbarazzarsene.

4)      Cena – Di quale cena si tratta? La parte dei Valsusani che non sono d’accordo con la TAV ( e appunto non sono tutti, ma nessuno sa quanti sono) evidentemente pensano che la cena non la fanno loro, ma altri e altrove e che loro sono invece i due che pagano. Di questo progetto se ne parla da 15 e più anni e dopo che finalmente il governo ha deciso vengono fuori alcuni abitanti della Valsusa che vogliono fermare tutto. E intanto qualcuno ci guadagna dal non fare nulla. Chi? Se lo sono chiesto i Valsusani? Infine ….. assumiamo che fermare il progetto sia la cosa giusta; dobbiamo spendere altri 15 anni per risolvere la comunicazioni con la Francia? Non ho visto i Valsusani protestare per le mie difficoltà a raggiungere la Francia con le merci che produco in Italia. Ma questo non interessa ai Valsusani (NIMBY = Not In My Back Yard), interessa solo a me e ad altri pochi imprenditori, commercianti, lavoratori che su questo traffico con la Francia danno da mangiare a due o tre lavoratori. Come me lo risolvono questo problema? Anche gli scienziati vengono chiamati in causa per dire che non va per niente bene. Visto che non ritengono il governo sia in grado di risolvere il problema, devo venire personalmente in Valsusa per farmi raccontare le soluzioni possibili dai locali, notoriamente i più esperti dell’Europa centro-meridionale in fatto di trasporti e comunicazioni? E che sono anche gli unici depositari della “verità” per giunta  “scientifica”. Con chi dovrei negoziare e convergere sulle soluzioni? Con i Valsusani stessi o con i tirasassi a cui essi si appoggiano per sostenere le loro idee?

Avrai notato ho molti dubbi sul metodo civile e democratico dei miei concittadini Valsusani

Non so se il progetto sia stato elaborato perfettamente (non è la perfezione che chiedono i Valsusani?). Certamente l’esigenza c’è. Anche se i Valsusani sostengono che l’esigenza non c’è. Ma li invito tutti a vedere se e come sia vero che l’esigenza c’è.  Da questa distanza vedo che non sono molto  interessati ai problemi esterni alla loro valle.

Non so tante cose, ma so che cosa mi ha detto un inglese quando gli ho chiesto perché UK non entra in Europa: “perché quando decidiamo di fare qualcosa lo facciamo!”
Non voglio sostenere né la qualità del progetto né la sua pericolosità. Dubito anche delle bandiere ideologiche spacciate per scientifiche; pratica utilizzata in epoche molto buie. Posto prima, e ancora, occupato da molte religioni.
So che gli spagnoli hanno l’alta velocità da quasi 20 anni e noi abbiamo cominciato a godercela solo da pochissimo. E francamente da utilizzatore la trovo fantastica. L’aereo era molto peggio. Ma .. de gustibus.

Non voglio sostenere che il progetto sia giusto o sbagliato. Però sono stufo di italiani che non decidono e non fanno. Sono stufo di parole o a sostengo di questa o quella teoria, mentre intanto non si fa nulla. Mentre si discute e non si decide, non si fa nulla. Sono stufo di gente che spacca tutto, perché ha delle buone ragioni. Sono stufo di gente che difende la propria primitiva tribù contro le altre tribù limitrofe. Sono stufo di gente che non vuole cambiare magari cominciando a pensare alla democrazia come alternativa alla guerra. Sono stufo di gente che non rispetta e per questo non si fa rispettare. Il rispetto porta altro rispetto. Strada dura, ma dimostrata. E civile. Hai citato Gandhi? Bene,  mi pare che la vicenda della Valsusa sia piuttosto lontana dalla dignità umana e sociale di Gandhi.

Spero di incontrati su qualche sentiero. Sorridente e spensierato, ma meno propenso a perdonare chi la violenza la sostiene dicendo di andare in pace e di avere buone ragioni.
Cari saluti
Stefano

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Sono completamente d’accordo con l’articolo. Sono stata in val di susa ai tempi del presidio di Venaus, qualche anno fa, e ho constatato  quanto sono giuste le loro ragioni, e come sono uniti in questa lotta. Negli ultimi tempi non posso per ragioni familiari, tornarci, ma sono molto vicina ai valligiani e alle loro ragioni, più che sacrosante! Farò di tutto per poter venire con voi in questo viaggio, comunque portate i miei saluti e la mia solidarietà a quella valle, così impegnata e così tormentata da anni di occupazione “militare”.
Lucia 
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Caro Luca, ti seguo da anni, dai primi anni della Boscaglia: la tua newsletter è sempre per me un momento di riflessione.
Sono d’accordo con quel che scrivete tu e Guido sulla Val di Susa, credo che in una democrazia non si dovrebbe arrivare a questa contrapposizione stato-cittadini, anche se non sempre è facile realizzare grandi opere col consenso di tutti (“not in my backyard” è un motto che quasi tutti vorrebbero usare, una volta o l’altra). Forse è proprio il concetto stesso di “grande opera” che porta con sé grandi difficoltà (ma anche grandi interessi, per molti). “Il sospetto che “gatta ci covi”, cioè che ci siano grossi interessi in ballo, inconfessati, viene inevitabilmente alla mente” scrive Guido. Per me non è un sospetto ma una certezza, dettata più dall’osservazione della realtà che dal cinismo.
Io, come molti altri, reagisco con pessimismo: non si dovrebbe fare ma chi sta in alto ha già deciso, e quindi si farà, e protestare serve solo ad allungare i tempi, aumentare i costi, esasperare gli animi di chi vive quotidianamente in quella situazione. Però in fondo ammiro quelle persone che hanno il coraggio di lottare e investire anni della loro vita in una lotta forse senza speranza, ma che è sicuramente una lotta per tutti noi cittadini, per il rispetto dei nostri diritti, per il diritto ad essere ascoltati e coinvolti. Lotta forse senza speranza, ma quando nessuno avrà più la forza di lottare, il nostro Paese sarà decisamente molto più povero (e non solo per gli enormi sprechi di denaro pubblico fatti a larghe mani da chi ci chiede sacrifici).

Ho appena risentito “Storia di un impiegato”, del grandissimo Faber, e non mi sento più assolta per il mio scarso impegno.

 Monica 

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