Scritto durante il cammino “Milano Venezia Slow” del settembre 2012, e pubblicato nel libro di Claudio Jaccarino “Damareamare” La Memoria del mondo Editrice, novembre 2013
Sei di mattina: inizia la mia giornata di camminatore verso Venezia.
Odore buono di paglia, mi ricorda che sono in un fienile.
Faccio i miei esercizi col bastone di bambù, per aprirmi alla giornata e al mondo.
E’ un cammino civile, dicono. Si parla tanto, che sia questo?
Claudio dipinge, ogni volta che gli si presenta l’occasione, anche una pausa di cinque minuti.
Il suo tratto è camminante, riporta su foglio l’impressione che del paesaggio si ha camminando. In movimento, ma in movimento lento.
Gli incontri lungo il cammino rendono ricco questo viaggio.
Gli incontri con persone diverse da noi. Ma in fondo così uguali.
Anche gli ex tossicodipendenti nella comunità di recupero di Monselice, che sono felici di questa visita di umani e asinelli, e vorrebbero camminare con noi. Anche i disabili della cooperativa sociale di Piove di Sacco, che con noi camminano allegri, ci abbracciano, cercano il contatto, e ci fanno festa.
Disabili significa poco. Pochi anni fa li avrebbero chiamati matti, ma ora i manicomi non ci sono più, ed ecco che si mescolano diversi di razze diverse.
Ma la differenza tra me (o Claudio) e loro, in realtà è sottile. Persone sensibili, sul filo tra questo mondo e un altro mondo. Artisti della vita.
Il camminare ha un valore in sé, è arte e scuola di vita. Molti di noi si sono salvati grazie al camminare. Molti di noi si sono persi perché non conoscevano il camminare.
Il camminare riduce il tasso di aggressività nell’uomo. Lo sento su di me, lo vedo nei miei compagni di cammino, lo vedo confrontando chi cammina con chi passa in automobile.
E chi ci vede passare lo sente. Se il prossimo è un automobilista, ci predisponiamo all’incontro con diffidenza, con sospetto, potrebbe anche essere un pericolo. Se il prossimo è un camminatore, comunica pace, per cui l’accoglienza è quasi sempre sorridente.
Solo una signora, dalla finestra, e quindi protetta dai suoi muri, ci grida che stiamo camminando su una proprietà privata, che la terra è mia, lo sapevate? Le rispondo sereno che non abbiamo fatto del male alla sua terra, che è anche la nostra Terra, calpestare la terra non le fa male, lei poco poco si rasserena.
La proprietà privata è nemica del camminatore. Vuole impedire al nomade viandante di muoversi e passare. Ma il diritto al calpestare la terra è un diritto di natura, di quei diritti che vanno di molto oltre le leggi dell’uomo. Certi diritti anche se non riconosciuti dalle leggi umane, sono insiti nelle cose stesse. Per cui è giusto prenderseli. Senza polemiche, col sorriso.
Il camminatore non è un ribelle, non ha cause per cui combattere, non marcia per la conquista del mondo.
Il camminatore cammina.
E camminando, vive.
Questo è il messaggio che portiamo, e lo portiamo a uomini e donne di buona volontà, quelli che da tutto il mondo (quarantasette paesi rappresentati) si sono ritrovati a Venezia per la Terza Conferenza Internazionale sulla Decrescita.
Arriviamo con i nostri asini, per le calli di Venezia, passiamo barriere di ogni tipo, barriere che ormai ci fanno sorridere, e presentiamo la nostra idea del mondo, tra i valori virtuosi ricordiamo loro di lasciare un piccolo spazio anche al camminare, che non costa niente, non è rivoluzionario (o lo è?), è antico e nuovo, è arte e vita, è respiro, è ritmo, è.
Luca Gianotti