- Andrea Bocconi – “Io, altrove. Quando il viaggio diventa scrittura di sé”, Ediciclo 2021
Andrea Bocconi è uno scrittore e uno psicoterapeuta. È un camminatore, è amico della Compagnia dei Cammini, è esperto di scrittura di viaggio, fa infatti parte del gruppo docenti della Scuola del Viaggio, un bel progetto. Con la Scuola del Viaggio aveva già pubblicato per il Touring Club Editore Raccontare il viaggio. 30 lezioni dalla scrittura all’immagine nel 2017. Ora ha pubblicato per Ediciclo Io altrove. Quando il viaggio diventa scrittura di sé. Un libro interessante, un ibrido, come lo definisce lui. Sono 23 capitoli che diventano altrettanti spunti di riflessione sul proprio viaggiare e si possono trasformare in esercizi di scrittura, se volete intraprendere l’arte dello scrivere mentre si viaggia, per raccontare la vostra autobiografia di viaggiatori.
E allora possiamo metterci a tavolino e raccontare il nostro luogo dell’anima, il genius loci; possiamo usare la fantasia e raccontare una storia che parta da quella volta che ci siamo trovati senza una camera per dormire la notte; il viaggio può essere anche un rito iniziatico, l’entrata nel mondo degli adulti: Bocconi ci racconta del suo in R4 nell’Europa dell’Est e di come oggi sia ancora l’interrail per l’Europa il viaggio del dopo maturità. Raccontate il vostro.
Oppure raccontate un pellegrinaggio o un viaggio dello spirito. Oppure fate come Salgari, raccontate un viaggio con la fantasia, documentandovi bene con mappe e resoconti. E la malinconia che procura il viaggio? E il tornare regolarmente nello stesso luogo per non trovarlo mai così bello come la prima volta?
Insomma le emozioni e i sentimenti mossi dal viaggiare sono tanti, Bocconi ce li presenta con leggerezza e saggezza, e ci invita a guardarci dentro. E a scrivere. (LG)Andrea Bocconi – “Io, altrove. Quando il viaggio diventa scrittura di sé”, Ediciclo 2021 – 14,50 euro
- Riccardo Carnovalini, Anna Rastello, Alberto Dragone – “L’Alta Via dei Monti Liguri”, Terre di Mezzo 2021
Riccardo Carnovalini iniziò la sua vita in cammino dall’Alta Via dei Monti Liguri, un sogno che aveva fin da ragazzo guardando i monti da casa, a La Spezia. L’idea di prendere un treno per Ventimiglia e tornare a casa camminando sulle montagne. Dopo aver gestito un rifugio sulle Apuane, insieme alla moglie Cristina partì per questa avventura nel 1980, tre anni dopo la nascita dell’alta via stessa. Il cammino non fu facile: segnaletica ancora discontinua, difficoltà di approvvigionamenti, ma alla fine fu un’iniezione di autostima. Che portò subito dopo al progetto di attraversare tutti gli Appennini a piedi, e poi le Alpi, e poi… Riccardo deve ancora fermarsi.
Nel 2017 il nostro mette in piedi un progetto con alcuni amici, camminare di nuovo l’Alta Via dei Monti Liguri, una settimana all’anno per 4 anni. Un gruppo di amici, con lo spirito conviviale e la voglia di camminare insieme. Da quell’esperienza è nato un libro, un diario collettivo, scritto assemblando i diari personali di Riccardo Carnovalini, Anna Rastello, Alberto Dragone e gli altri del gruppo. Riccardo e Anna erano le guide e gli organizzatori. Gli altri erano di provenienze diverse, e il diario collettivo è interessante perché ci mostra le diverse facce di una esperienza.
L’Alta Via del Monti Liguri è un cammino molto interessante, ancora oggi selvaggio, con pochi punti di appoggio, quindi va organizzato con cura. Il libro contiene anche schede tecniche dettagliate, quindi può anche essere considerato una guida a questo cammino. Se poi si tiene conto delle scelte per le strutture ricettive fatte da Riccardo Carnovalini, tutte esperienze molto interessanti, dal rifugio in autogestione all’alberghetto super ospitale, al ristorantino di eccellenza in mezzo alle montagne, si può costruire un perfetto cammino seguendo i racconti e i resoconti di questo gruppo di amici. (LG)
Riccardo Carnovalini, Anna Rastello, Alberto Dragone – “L’Alta Via dei Monti Liguri”, Terre di Mezzo 2021 – 14 euro
- Marcello Bezzi, Silvia Rossetti e Massimiliano Venturelli – “Il Cammino di Dante”, Terre di Mezzo 2021
La casa editrice Terre di Mezzo continua il suo meritevole compito di pubblicare tante guide di cammini italiani, aiutando a decollare molti di questi.
Il Cammino di Dante, grazie alle celebrazioni per i 700 anni dalla morte, ha usufruito quest’anno di un notevole interesse e la guida scritta da Marcello Bezzi, Silvia Rossetti e Massimiliano Venturelli è lo strumento indispensabile per percorrerlo. È un cammino ad anello, di 380 km, da Ravenna a Firenze e ritorno, da percorrere in 20 tappe per seguire le orme di Dante Alighieri.
La partenza da Ravenna è dalla tomba di Dante. Da Firenze a Ravenna fu il viaggio di Dante per sfuggire alle guardie fiorentine, su e giù per l’appennino. Il cammino è per il 70% su sentieri non asfaltati, di montagna e di pianura, mentre il resto è asfaltato. Lunghezza media delle tappe è 18 km. I dislivelli di alcune tappe sono significativi, essendo a cavallo della dorsale appenninica. I mesi migliori per percorrerlo sono maggio-giugno e settembre-ottobre. Se non si vuole o non si può percorrerlo tutto, nelle guida ci sono suggerimenti per camminarne solo una settimana, o 4-5 giorni, o un weekend lungo. La segnaletica è costituita da adesivi tondi rossi, con il profilo di Dante e la sigla CD. Il Cammino di Dante utilizza sentieri già esistenti e si affianca ad altri cammini come quello di Francesco e quello della via Ghibellina.
La guida, oltre a riportare la descrizione del percorso e le mappe, le info pratiche e i servizi, riporta in ogni tappa un capitolo con sfondo verde con le suggestioni dantesche del giorno.
Il sito del Cammino di Dante è www.camminodante.com.Marcello Bezzi, Silvia Rossetti e Massimiliano Venturelli – “Il Cammino di Dante”, Terre di Mezzo 2021 – 20 euro
- Fabrizio Ardito – “A ciascuno il suo cammino”, Ediciclo 2021
Fabrizio Ardito ha pubblicato un libro per scegliere il proprio cammino, tra quelli italiani. Ovviamente la proposta è soggettiva, ma è piuttosto completa. Il libro è composto da dieci capitoli, e in ogni capitolo Ardito propone dai quattro ai sei cammini, raggruppati per tipologia e similitudine. Un capitolo è sulle grandi vie dell’antichità, uno è per chi cerca la spiritualità, poi ci sono capitoli per chi ama le foreste, per chi ama le pianure, per chi è al primo cammino, per chi cerca un cammino breve, ecc. In modo ironico e leggero Ardito presenta una cinquantina di cammini, con piccoli aneddoti e una scheda tecnica. Alcuni sono cammini molto conosciuti (Cammino dei Briganti, Via degli Dei, Via Francigena…), altri sono cammini che stanno prendendo piede (nel senso letterale…), altri sono cammini tutti da scoprire (Cammino dei Protomartiri Francescani, Sentiero dell’Inglese, Cammino dei Borghi Silenti, Cammino Francescano della Marca…). Alcuni cammini mancano del tutto, la scelta ripetiamo è ovviamente soggettiva dell’autore. Ma il mondo dei cammini è in grande evoluzione, nascono cammini quasi ogni mese, e il numero dei cammini in Italia è già il doppio di quelli raccontati in questo libro. Ecco che un libretto di veloce lettura per orientarsi nel fantastico mondo dei cammini ha un senso, prima di comprare la guida del cammino che deciderete di percorrere.
In realtà avrebbe dovuto essere il Ministero della Cultura che si era preso il compito di tenere un Atlante aggiornato dei cammini italiani, ma come al solito il progetto è fallito, il ministero ha fatto un brutto lavoro censendo un numero minimo di cammini e inserendo nell’elenco anche finti cammini che esistono solo di nome. Quindi a maggior ragione il lavoro di Fabrizio Ardito è utile per orientarsi. (LG)
Fabrizio Ardito – “A ciascuno il suo cammino”, Ediciclo 2021 – 14,50 euro
- Carlo Coronati – “Roma, guida insolita per esploratori urbani”, Edizioni Il Lupo 2021
Carlo Coronati, camminatore appassionato ed editore con le Edizioni Il Lupo, pubblica una guida dedicata ai trekking urbani nella Capitale: Roma, guida insolita per esploratori urbani, 240 pagine a colori e 15 mappe dettagliate più una generale. La nuova guida esplora, all’interno del Raccordo Anulare, 15 angoli di prospettiva della città con itinerari dai 10 ai 15 km partendo spesso dalle periferie scoprendone i luoghi più affascinanti, storici, verdi e silenziosi gettando più di un occhio alla street art che ingentilisce il tessuto urbano.
Roma è una città ideale per organizzarci camminate. E le 15 proposte offerte da Coronati spaziano in ogni ambiente e situazione, dai quartieri periferici con aree di verde che il cemento non ha ancora inglobato, a tratti del centro in cui camminare alla scoperta di angoli suggestivi e poco conosciuti della capitale. Un esempio di alcuni itinerari proposti: dalla Garbatella centenaria ai murales di Tor Marancia, 10 chilometri da percorrere in 4 ore; dalla Roma del ventennio alla Roma dell’archeologia industriale, 11 km in 4 ore, dall’EUR alla basilica di Pietro e Paolo, poi il lungotevere, la Magliana, il Gazometro e l’arrivo alla Piramide; e che dire della lunga camminata di 14 km da Piazza Ungheria a Ponte Mammolo? Passaggio verde a nord est, prima Villa Ada, poi il Parco dell’Aniene costeggiando il fiume, 14 chilometri di verde, con l’arrivo un po’ straniante al capolinea della metro.
Sono solo tre dei 15 itinerari, ognuno merita attenzione, il modo migliore per conoscere Roma! E vi confesso che mi piacerebbe collegarli tutti, e organizzare un cammino di una settimana dentro Roma… con posti tappa e tutto.
Di ogni percorso si riporta anche la possibilità di percorribilità in bicicletta, il corredo fotografico arricchisce la guida, così come la mappa, conservata in una busta trasparente nel retrocopertina. (LG)Carlo Coronati – “Roma, guida insolita per esploratori urbani”, Edizioni Il Lupo 2021 – 15 euro
- Simona Baldanzi – “Corpo Appennino”, Ediciclo 2021
Simona Baldanzi è una scrittrice che vive nel Mugello. In passato abbiamo recensito Maldifiume, la sua camminata dalle sorgenti alla foce del fiume Arno, il fiume della sua terra.
Il nuovo libro pubblicato ora per Ediciclo si intitola Corpo Appennino, e racconta di una camminata da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema, i due luoghi simbolo dove sono avvenute le più terribili ed efferate stragi ad opera dei nazisti, in totale più di mille morti. Un cammino per la pace, organizzato ogni anno per un gruppo aperto, un cammino di sette giorni, per riflettere sulla disobbedienza civile, sulla resistenza di ieri e di oggi. Il racconto è politico, ma anche privato. Simona racconta di sé, della sua estate 2020 in cui è ripartita a piedi. Ripartenza non solo a causa covid, ma anche e soprattutto per l’anno di degenza che la Baldanzi ha avuto, dopo aver scoperto nel 2019 un tumore dietro l’orecchio sinistro, e dopo una operazione lunga e difficile. Il bello di questo libro è proprio l’alternarsi dei due racconti, il diario del cammino e i feedback sulla scoperta della malattia, sulla operazione, l’ospedale, il recupero e il ritorno alla vita.
Perché lo sguardo di Simona Baldanzi è completo, il suo narrare sa guardar dentro e sa guardar fuori, un tempo avremmo detto sa coniugare privato e politico.
Il Corpo Appennino, il corpo del paese Italia, con le sue contraddizioni e difficoltà, e il corpo della persona, il corpo di Simona, che si scopre debole e fragile, ma anche forte e positiva.
Il corpo del paese sta perdendo la memoria, e tutto il cammino tra i luoghi delle stragi di Marzabotto e Sant’Anna serve a riflettere su questo:“Se solo fossimo avvezzi ad avere memoria delle nostre grandi e piccole fortune, molto odio non si spargerebbe in giro con questa forza. Lo penso mentre ci mettiamo a tavola per il pranzo al circolo etrusco di Sperticano. Guardo come si forma velocemente la lunga tavolata sul lastricato di pietra, come uniamo i tavoli, troviamo le sedie, ci sistemiamo, ci accordiamo sull’ordinare tre assaggi di primi in modo da velocizzare il lavoro in cucina e poi riprendere il passo. Com’è che qui è così facile mentre nel Paese arranchiamo? Dovrebbero prescrivere a tutti una camminata di qualche settimana insieme a sconosciuti. Andate e camminatene tutti e conoscetevi e poche storie. Cominciate a riaprire i vostri sensi, ad aprire cuore e cervello. A fare qualcosa insieme ad altri. Ci si aggiusta con gli altri.” (pag. 68)
Simona Baldanzi – “Corpo Appennino”, Ediciclo 2021 – 16 euro
- Wu Ming 2 – “Il sentiero degli dei”, Feltrinelli 2021
È uscita per Feltrinelli l’edizione aumentata del libro “Il sentiero degli dei” di Wu Ming 2. Undici anni fa uscì la prima edizione, e da allora sia la Via degli Dei (il cammino da Bologna a Firenze) che i problemi ambientali denunciati da Wu Ming hanno subito cambiamenti tali da richiedere questo intervento. Il libro è raddoppiato. Ma i temi sono gli stessi: “un racconto a piedi tra Bologna e Firenze”, un passo dopo l’altro canta storie di resistenza, di Grandi Opere dannose, di paesaggi ed esseri viventi, di acque e di boschi, di autostrade e ferrovie, di morti sul lavoro e stragi fasciste. Al testo iniziale si sono aggiunti capitoli integrativi, sia per raccontare cosa è cambiato sul cammino, sia per aggiornare sulle vicende della Tav nel tratto appenninico (con l’analisi dei processi successivi al 2010, che dimostrano come i cantieri dell’alta velocità abbiano causato disastri ambientali gravissimi), del raddoppio autostradale, degli impianti eolici e dei tanti progetti che arrivano a conflitti tra chi difende l’ambiente a la salute del territorio e chi specula sulla pelle altrui. Wu Ming 2 ha percorso tante volte la via degli Dei in questi anni (alcune volte anche accompagnando gruppi della Compagnia dei Cammini), e ne ha visto i cambiamenti. Dieci anni fa i numeri dei camminatori erano bassi, l’anno scorso, invece, ci sono stati allarmi di sovraffollamento. La riflessione tocca anche questo punto: mettere un numero chiuso è la soluzione? Se poi non ci sono scrupoli a promuovere sempre in maniera massiccia il cammino stesso?
Ecco come l’autore spiega nella nota introduttiva la scelta di costruire questo esperimento letterario che conserva il testo vecchio ma si espande:
“Nel decennale dell’uscita in libreria, ho voluto tentare un esperimento più azzardato.
Sfruttando la struttura del libro, che è scandito da paragrafi numerati, ho deciso di aggiungerne di nuovi, segnalati in corsivo, mentre sono intervenuto solo in rarissimi casi sul testo originale, per mantenerlo invariato il più possibile, insieme al suo valore di testimonianza storica.
Il risultato è un oggetto narrativo diverso dal precedente e dal sapore più complesso, come quando si utilizza una crema per farcire un dolce: la crema non cambia, ma assaggiarla nella torta non è la stessa cosa che mangiarsela a cucchiaiate.
Per il momento, mi pare la soluzione più interessante.
Tanto so già che pure questo volume non potrà trattenersi dal venirmi tra i piedi, dall’essermi d’inciampo, e dal costringermi a tornare sulla Via degli Dei.”Wu Ming 2 – “Il sentiero degli dei”, Feltrinelli 2021 – 17 euro
- Paolo Patui – “Scusate la polvere”, Bottega Errante Edizioni 2019
Camminare nei cimiteri è un camminare intimo, per molti un momento di raccoglimento. Quando accompagnavo gruppi nel tratto finale della Via Francigena, da Viterbo a Roma, non mancavo mai di portare tutti al cimitero acattolico vicino a Piramide. Se non ci siete stati, vale la pena, un cimitero nel verde, nel cuore di Roma, una boccata di ossigeno per i vivi, che da quelle tombe in quel luogo di silenzio e pace possono ricevere tanto.
Cimitero acattolico di Roma Nella stessa predisposizione d’animo si pone Paolo Patui, con il suo libro “Scusate la polvere”, sottotitolo “cimiteri, sospiri e piccoli miracoli”. In forma di storia, il protagonista che non ama i cimiteri entra per caso nel cimitero di Udine facendo running insieme a un amico. E qui incontra uno strano custode in bicicletta. Che comincia a farlo riflettere sul senso dei cimiteri, con scambi di citazioni colte e riflessioni sulle tombe e sulle storie di chi vi risiede. Poi il protagonista, che è insegnante, come l’autore del libro, conosce una studentessa anche lei appassionata di cimiteri, apparentemente per il gusto del dark, ma poi si scoprirà che i motivi sono più profondi. E insieme visiteranno cimiteri importanti, quello di Torino, quello di Praga, e ci racconteranno di altri cimiteri famosi come Pere-Lachaise a Parigi e meno famosi come quello di San Finocchi a Volterra. Senza l’ansia di cercare i personaggi famosi, ma per cercare pace e non rimuovere la morte, camminare nei cimiteri aiuta i vivi a ricordare. Perché i cimiteri servono a questo, a non cancellare la memoria, e nell’uomo c’è una forte motivazione a essere ricordato dopo la morte, a questo servono i cimiteri, ci racconta Paolo Patui.
Paolo Patui – “Scusate la polvere”, Bottega Errante Edizioni 2019 – 15 euro
- Aavv – “Cammino dei briganti. La guida”, pubblicato in proprio, 2021
Fresca di stampa, con la collaborazione della Compagnia dei Cammini, è pronta la nuova guida del Cammino dei Briganti. Era necessaria, perché quella precedente era datata. La nuova guida contiene alcune varianti importanti, soprattutto per avere alternative quando non si trova disponibilità per dormire in un luogo, sono state creati percorsi per trovare altre strutture.
Pubblicata in proprio dalla rete del cammino senza editore (è un esperimento di autoproduzione), 128 pagine a colori, contiene l’elenco delle strutture ricettive aggiornato a aprile 2021, le mappe tappa per tappa, descrizioni puntuali del percorso e tante storie nuove legate al brigantaggio e non solo. Non sarà distribuita nelle librerie, è stato istituito un servizio veloce per chi la vuole in anteprima. Verrà spedita per raccomandata e in pochi giorni l’avrete a casa. Se siete interessati, e volete ricevere la guida direttamente a casa, scrivete a info@camminodeibriganti.it.
Aavv – “Cammino dei briganti. La guida”, pubblicato in proprio, 2021 – 15 euro
- Giulio Ferrari – “Guida alla Via Vandelli”, Terre di Mezzo 2021
La Via Vandelli a piedi
La Via Vandelli fu un sogno ingegneristico del ’700, voluto dal duca Francesco III d’Este, per collegare Modena a Massa e al mare, in quel periodo era tutto Ducato di Modena. Fu incaricato del progetto l’abate e matematico Domenico Vandelli: scavalcare Appennini e Apuane per realizzare la prima grande strada dell’Illuminismo. Per farlo Vandelli inventerà le isoipse, le curve di livello tuttora utilizzate in cartografia. La strada fu costruita, inaugurata nel 1752, ma era molto ardita, in certi tratti così ripida che le carrozze trainate dai cavalli non ce la facevano. Dopo pochi anni fu abbandonata, a favore di un progetto di strada più moderno, la Via Giardini. Ecco perché ancora adesso nel bosco si trovano tratti della Via Vandelli con il selciato settecentesco originario. Oggi la strada è diventata sentiero, e ora diventa cammino. Narra leggenda che Vandelli si sia suicidato per lo sconforto di aver sbagliato l’opera, noi camminatori invece gli portiamo gratitudine. 170 km da Modena o da Sassuolo fino a Massa, da percorrere in 7 giorni.
La guida è scritta da Giulio Ferrari, e contiene tutte le informazioni per percorrere la Via Vandelli a piedi. Il percorso da Modena fa tappa a Puianello, Pavullo, La Santona, San Pellegrino in Alpe (luogo di arrivo anche del Sentiero Spallanzani), Poggio, Campaniletti e arrivo a Massa. Le tappe hanno lunghezza media di 25 km, quindi è un cammino impegnativo, richiede un certo allenamento, oppure si possono studiare varianti per farlo in un paio di giorni in più.
Dal sito web www.viavandelli.com si può anche scaricare gratuitamente il passaporto del Viandante.
La guida, secondo lo standard ormai consolidato di Terre di Mezzo, contiene le mappe giorno per giorno, l’elenco delle strutture ricettive, la descrizione del percorso, i luoghi da visitare e altre informazioni.Chi vi scrive fu coinvolto personalmente nel recupero escursionistico della Via Vandelli negli anni ’80, facevo parte di un gruppo di giovani del CAI di Modena che si divisero i tratti della Via con una formale “adozione”, per fare la manutenzione e la segnaletica. Vi posso assicurare che il cammino merita! (LG)
Giulio Ferrari – “Guida alla Via Vandelli”, Terre di Mezzo 2021 – 16 euro
- Folco Terzani – “Il Cane, il Lupo e Dio”, Longanesi 2017
I protagonisti della favola di Folco Terzani sono animali: il Cane e il Lupo. Nel nostro immaginario sono così diversi, il primo dipendente dall’uomo, il secondo libero e selvaggio. La loro avventura ci invita a riflettere sulla nostra natura di Cane e di Lupo, e la relazione che nasce tra loro ci aiuta ad aprire gli occhi per riconoscere la nostra capacità di coltivare lealtà, gentilezza, dedizione e costanza nei propositi, superando le paure.
È un invito a ritrovare il contatto con la natura dentro e fuori di noi, e con la perfezione di ogni espressione di vita sulla Terra. Dal punto di vista naturalistico è un racconto accurato, illustrato da bellissime immagini a china di Nicola Magrin. Adatto a tutte le età, lo consigliamo in particolare ai giovani che invitiamo a camminare con noi, può essere un libro da regalare ai nostri figli prima della partenza di un cammino. (Anita Constantini)
Folco Terzani – “Il Cane, il Lupo e Dio”, Longanesi 2017 – 21,50 euro
- Elettra Pistoni – “Il confine è più in là”, Altreconomia 2020
Elettra Pistoni ha camminato per 4000 km sul Pacific Crest Trail, il cammino che tanti hanno nei loro sogni, spesso irrealizzabile per la durata, si devono prevedere 6 mesi per percorrerlo tutto, natura selvaggia, passaggi oltre i 4000 metri di altitudine, tutto in tenda. Pochissimi italiani lo hanno percorso. Conosco Elettra da tanti anni, ha camminato spesso con noi, e il libro “Il confine è più in là” (Altreconomia) è uno spaccato autobiografico sincero e trasparente, Elettra ci racconta le sue irrequietezze, la sua vita normale di web designer ma a un certo punto lei decide che è il momento di cambiare vita, e il cammino è lo strumento. Il Pacific Crest Trail è a numero chiuso, Elettra Pistoni è riuscita a ottenere il permesso nel 2019, e l’11 aprile inizia la sua avventura. Il diario del cammino ci racconta soprattutto gli incontri, sul cammino ognuno ha un trail name, un nome d’arte che ti danno gli altri camminatori. Se lo accetti diventi quel nome, se non ti piace, aspetti che qualcun altro ti battezzi. Elettra diventa Sound effect, e cammina con Old school, Sassy pants, Pirate, Ranger, Beerman… si formano bande, poi ci si perde di vista, perché la California è deserto ma è anche Sierra Nevada, e nel 2019 c’era tanta neve… Elettra decide di saltare la Sierra e di fare il tratto successivo in direzione contraria, in attesa che la neve sulle montagne si sciolga. E così il cammino continua, gli incontri si susseguono, le esperienze si accumulano, esperienze assolutamente eccezionali e arricchenti per una giovane donna europea.
Un altro aspetto bellissimo di questo cammino sono i trail angels: sono i tanti amici del cammino, che si mettono volontariamente a disposizione dei camminatori lungo tutto il percorso, per ospitarli gratuitamente, per aiutarli con un passaggio in auto, un rifornimento, un soccorso… e Elettra impara a chiedere aiuto, incontra tanti angeli che la sostengono e le raccontano storie.
L’11 ottobre Elettra è con gli amici al km 4006 del Pacific Crest Trail, è da due giorni chiusa in tenda per una bufera di neve. Il PCT ha i suoi tempi, meglio concluderlo entro la fine di settembre, poi arriva il maltempo. Mancano solo 280 km, ma non c’è altra possibilità, il cammino di Elettra finisce qui. Non il suo percorso di cambiamento. L’amicizia con Kevin la porta in una fattoria biologica in California dove impara l’amore per il lavoro con le mani, la voglia di cambiare vita si fa urgente. E la decisione è presa: al ritorno non tornerà al suo lavoro, Elettra molla tutto e inizia un secondo viaggio, tra le fattorie del Wwoof a fare esperienze di volontariato per imparare. Auguri Elettra!
Elettra Pistoni – “Il confine è più in là”, Altreconomia 2020 – 17,50 euro
- AAVV – “Cherso e Lussino”, Ediciclo editore 2020
Difficilmente si trovano guide scritte con tanta cura, approfondimento, e lavoro di squadra. La guida escursionistica “Cherso e Lussino” (Ediciclo) nasce dall’amore per queste isole croate di Marino Vecci, scomparso prematuramente. Intorno al suo ricordo si sono raccolti in tanti, italiani e croati, e ne è nata una guida escursionistica di pregio.
L’introduzione è di Luigi Nacci, secondo lui Cherso (Cres) è la sorella non addomesticata. La si può attraversare a piedi perdendosi, imboccando sentieri dismessi. Perdersi su un’isola è una benedizione, continua Luigi. Il mare è a pochi passi, come non orientarsi? Ma è possibile. Lussino (Lošinj) è la sorella regale, coronata da una montagna imponente che la esalta e la protegge…
La guida contiene alcune prefazioni sul territorio, la geologia, la vita dell’uomo, la vegetazione, le coltivazioni di ulivo e vite, gli animali (terrestri, acquatici, volatili), la pesca…
Poi si entra nella parte escursionistica, con gli itinerari a piedi: 12 per Cherso, 10 per Lussino, più alcuni per le isole minori. Di ogni itinerario la mappa e le tracce gps. Infine il capitolo di Luigi Nacci sulla traversata delle isole, e per finire Cherso e Lussino in bicicletta, in kayak, e con escursioni subacquee.
La Compagnia dei Cammini conosce bene queste isole, dove sia Luigi Nacci che Laura Ciaghi accompagnano gruppi alcune volte l’anno. Questa guida aiuterà tanti camminatori ad amarle ancora di più.AAVV – “Cherso e Lussino”, Ediciclo editore 2020 – 18 euro
- Enrico Brizzi – “L’estate del gigante”, Ponte alle Grazie 2020
Enrico Brizzi continua a camminare con grande passione, e continua a raccontare i suoi cammini. Sono passati 15 anni dal suo primo romanzo ambientato in cammino, “Nessuno lo saprà” che raccontava il suo viaggio a piedi dall’Argentario al Conero. Ne sono seguiti altri. Nel 2011 con “Gli Psicoatleti” celebrò l’unità d’Italia camminando tutta la penisola. Da quel progetto nacque la sua Società di Psicoatletica, che ora è una vera e propria associazione.
“L’estate del gigante. Viaggio a piedi intorno al Monte Bianco” è il racconto di viaggio del loro cammino dell’estate 2017. Con Enrico erano altri sei “cugini psicoatleti”, e hanno percorso in senso orario il Tour che ogni anno viene percorso da migliaia di persone. Courmayeur, Val Veny, la Francia con la Vallee di Montjoie, Chamonix, poi la Svizzera, la Val Ferret e il rientro in Italia, il tutto in otto giorni di cammino (di solito il percorso completo è di 10-12 giorni). Il racconto di viaggio e delle storie dei suoi compagni si alterna al racconto dei letterati e alpinisti che hanno avuto rapporti con sua maestà il Monte Bianco: da Wordsworth e Coleridge, ai poeti romantici Byron, Shelley e Keats, ma anche Alphonse Daudet, Giosuè Carducci, Dino Buzzati… e poi le scalate, da De Saussure a Walter Bonatti… e le storie della funivia, del traforo… Intanto, nel presente si muove Enrico da osservatore dell’umana varietà, le dinamiche di coppia, le stranezze, le crisi, la vita di un gruppo di ragazzi che in realtà ormai sono uomini e donne e che il cammino renderà inevitabilmente più forti. (LG)
Enrico Brizzi – “L’estate del gigante”, Ponte alle Grazie 2020 – 15,90 euro
- Alfio Scandurra – “Di asini e di boschi”, Ediciclo 2020
“Di asini e di boschi” (Ediciclo editore) è l’autobiografia di Alfio e di Fiocco. Alfio vive a Pordenone, ha sempre avuto fin da piccolo attrazione per la natura, ha scelto di diventare giardiniere e poi tree climber, quel mestiere di chi scala gli alberi per potarli. Quasi per caso ha incontrato Fiocco, un bell’asino maschio che dopo alcuni problemi di salute è diventato forte e anarchico. E grazie a Fiocco, Alfio Scandurra ha scoperto il proprio lato selvatico, ha cominciato a scoprire la bellezza di vagabondare con lentezza e senza meta per i magredi friulani, le grandi praterie che rendono unica quella regione.
L’amore di Alfio per Fiocco è eccezionale, e chi ha conosciuto a fondo gli asini (come chi scrive) può capirlo. Alfio è premuroso, e determinato a difendere la libertà e lo spirito indipendente di Fiocco. Al contrario di quello che succede di solito, quando gli umani cercano di piegare gli animali al proprio uso e consumo. Alfio non utilizza mai Fiocco per lavoro, perché gli porta troppo rispetto, e anche quando è stato coinvolto in qualche attività di educazione ambientale a scuola che prevedeva l’avvicinamento all’asino, ha percepito che anche questo era sfruttamento. Ha sentito la superficialità di un approccio antropocentrico e senza empatia vera. E ha detto a Fiocco che mai più lo avrebbe sottoposto a queste umiliazioni.
Complimenti a Alfio Scandurra per la sensibilità e la profondità con cui sta vivendo questo rapporto profondo e consapevole con il suo amico asino. Questo libro insegna che c’è un lato nascosto, fatto di piccoli gesti e piccoli luoghi, e che non serve andare lontano per vivere l’avventura, perché è dentro di noi che possiamo trovare l’avventura vera. (LG)
Alfio Scandurra – “Di asini e di boschi”, Ediciclo 2020 – 15 euro
- Alberto Paleari – “La finestrella delle anime”, Monte Rosa Edizioni 2020
Simonetta Radice è socia e amica della Compagnia dei Cammini, ed è anche editrice di Monte Rosa Edizioni, una piccola casa specializzata in faccende di montagna, soprattutto Alpi occidentali. Mi ha spedito un libro da poco edito, “La finestrella della anime” di Alberto Paleari. Sottotitolo: sulle tracce dei Walser dalla Valsesia alla Valle Strona. Libro interessante e di piacevole lettura.
Intanto l’autore: Alberto Paleari è una guida alpina, in pensione da un paio di anni (ha superato i 70 anni di età). Deve essere una guida alpina un po’ speciale, appassionato di arte e di cultura, ecco come spiega con onestà intellettuale il suo cambio di prospettiva: “… la vecchiaia, la diminuzione delle ambizioni alpinistiche, il sopravvento della contemplazione sull’azione, la scoperta che i sentieri, gli alpeggi, i colli e le cime facili, i luoghi che hanno una storia da raccontare, possono essere altrettanto belli, se non più belli, delle sterili rocce e delle pareti di ghiaccio che hanno occupato gran parte della mia vita”.
Il nuovo Paleari ha cominciato a esplorare la bassa montagna, in particolare la prima parte del libro racconta un cammino di 6 giorni su un sentiero walser da Alagna a Campello Monti, con la compagna, Livia, e il cane Enea. Non solo alla ricerca di paesaggi e natura, ma anche di tracce walser, affreschi su chiese, incontri con persone dei paesi che hanno storie da raccontare. E leggende e tradizioni legate ai Walser, popolazione di origine germanica arrivata sotto il Monte Rosa, con la loro lingua (Tizschu) che tra l’VIII e il XIII secolo giunsero come nomadi in cerca di un luogo dove metter casa tra le valli dell’arco alpino. Storia affascinante, i loro paesi hanno una architettura particolare, e la tradizione della “finestrella delle anime” appartiene a queste valli, già dal ’600 le case avevano questa finestrella che si apriva per far uscire l’anima del morto, e poi si richiudeva per non lasciare che rientrasse a disturbare i vivi.
La seconda parte del libro è una raccolta di “cronache di viaggi straordinari”, cioè altre escursioni di Paleari e famiglia negli stessi luoghi (Riva Valdobbia, Alagna, Rima, Rimella, Carcoforo, Campello Monti), sempre raccontate con cura e ironia leggera, Paleari è un solitario che ama osservare il mondo con sguardo accogliente.
A conclusione del libro Paleari annuncia di voler smettere anche di camminare con uno scopo, guida o scrittore: d’ora in poi vuole camminare gratis, senz’altro scopo che camminare, per verificare se la sua passione è ancora pura come quando era ragazzo. Glielo auguriamo di cuore, tanti anni di cammini in libertà!Prodotto editoriale curato, che sia d’augurio per la crescita di un progetto artigianale fatto con amore. (LG)
Alberto Paleari – “La finestrella delle anime”, Monte Rosa Edizioni 2020 – 16,90 euro
- Emina Cevro Vukovic e Nora Bertolotti – “Consigli per viandanti giardinieri”, Ediciclo 2020
Questo bel librino pubblicato da Ediciclo ci introduce nella passione di chi cammina per raccogliere semi selvatici. Scritto da due donne che hanno fatto della loro passione per il giardinaggio e la natura una professione. Ed è rivolto a camminatori aspiranti giardinieri. I camminatori, come la maggioranza delle persone, spesso hanno una forma di cecità verso il mondo vegetale per cui non si accorgono delle piante che li circondano, non le sanno distinguere, è come se fossero per loro tutte uguali. C’è poi una percentuale minore di viandanti che invece si interessa alla botanica, prende appunti, studia, cerca di riconoscere, in alcuni casi usa le app tipo Plantnet. Ma pochissimi pensano a come queste piante si riproducono, pochissimi sono tentati di provare a dare la vita seminando o facendo talee. Perché è difficile sapere quando è il momento giusto per raccogliere un seme, quanto un seme sopravvive (alcuni anche molti anni), se è facile che attecchisca oppure no. Stessa cosa per le talee: se prendo un rametto di rosmarino o di geranio e li pianto in terra, il risultato è quasi garantito, ma le altre piante?
Questo libricino, che non è un testo scientifico né un manuale, ma la storia di cinque camminate (da Levanto a Porto Venere, l’Appennino parmense, Milano, l’alta Valsesia e Palermo) dedicate all’osservazione delle piante che si incontrano, non solo quelle rare o importanti dal punto di vista botanico, ma anche quelle infestanti, quelle alloctone, perché ogni pianta ha una sua dignità e una sua storia da raccontare. E di molte piante le nostre autrici ci sanno dire se ha senso raccogliere il seme (in alcuni casi è vietato quando la pianta è protetta), se ci sono buone possibilità che attecchisca, in che stagione farlo, con quanta terra provare a farlo nascere, o appunto se provare con la talea.
È una lettura piacevole. Fatta di citazioni colte e belle riflessioni. Se poi vorrete provare a diventare camminatori con aspirazioni di giardinaggio, è uno strumento utile e fa proprio per voi. (LG)
- Franco Michieli – “L’abbraccio selvatico delle Alpi”, Ponte alle Grazie 2020
Franco Michieli ormai lo conoscete tutti. Conoscete la sua filosofia del perdersi, la sua arte dell’esplorare, il suo essere prolifico scrittore, la sua attività con la Compagnia dei Cammini. Ma come ha iniziato? Michieli lo racconta nel suo nuovo libro, uscito nel periodo del lockdown. Era l’estate 1981, e Franco poche ore dopo il termine degli esami di maturità partì per un cammino di 81 giorni, dal mare di Ventimiglia al mare di Trieste, lungo tutte le Alpi, circa 2000 km, 219.000 metri di dislivello, di cui la scalata di 25 cime tra le più significative delle Alpi. Dopo 40 anni Franco ha ripreso in mano il suo diario di allora, e lo ha elaborato con l’occhio dell’adulto di oggi. Quindi a parlare non è il giovane Franco, ma è l’esperto Franco che rivede il suo percorso iniziatico. Un lavoro quasi terapeutico su di sé, verrebbe da dire.
Cosa ci trova il lettore? Senz’altro una grande avventura giovanile, fatta di notti all’aperto, scalate, temporali, grandi entusiasmi, grandi amicizie (Franco era sempre accompagnato da un amico diverso, gli amici si scambiavano il testimone, un sacchetto di sassolini preso sulla spiaggia di Ventimiglia); ci trova il confronto tra i sogni di un diciottenne di ieri, anche se fuori dagli schemi e consapevole di esserlo, e quelli di oggi; ci trova un mondo più coraggioso, con meno paure, genitori che sostenevano ragazzi in imprese come queste senza l’eccesso di protezione e bisogno di sicurezza che ci sta soffocando.
Sarebbe possibile un’avventura come quella di Michieli oggi? Ho dei dubbi. Intanto si dovrebbe partire senza connessioni di alcun genere, comunicare con l’esterno una volta a settimana da un telefono pubblico, ma vi rendete conto? Oggi Michieli sarebbe un travel blogger, che mentre cammina racconta tutto quello che vede in diretta, con il suo Iphone montato sul braccetto telescopico per essere sempre inquadrato mentre cammina. Avrebbe migliaia di followers, che da casa lo seguirebbero e tiferebbero per lui mandandogli tante faccine di approvazione. E che empaticamente soffrirebbero mentre lui soffre un freddo boia nella tormenta di pioggia e neve (e qui tante faccine tristi…). Franco nel 1981 ha fatto una doccia calda in 81 giorni. Il travel blogger di oggi, dovrebbe farla tutte le sere per essere strafigo davanti alla telecamera. Per non parlare dei pantaloni alla zuava, dai Franco, sono decisamente out! Pantaloni e maglietta attillati per far vedere muscoli e tatuaggi!
(LG) - Compagnia dei Cammini, a cura di Luca Gianotti – “Cammina Italia. 20 viaggi a piedi per tutti nelle regioni italiane”, Ediciclo 2020
La Compagnia dei Cammini ha scritto un libro! Ce lo ha proposto Ediciclo, abbiamo accettato con gioia. È uscito in edicola (supplemento al Sole24Ore) e in libreria. Costa 14 euro, e contiene la proposta di 20 cammini, uno per regione italiana. Tra questi il Cammino dei briganti, il Sentiero dell’Inglese, la Via del Tratturo, la Via degli Dei, la Magna Via Francigena e tanti altri. 20 cammini di circa una settimana, ogni itinerario contiene la descrizione del percorso giorno per giorno, una mappa, le strutture consigliate, e le tracce gps gratuite. Pensato proprio per chi vuole scoprire l’Italia camminando.
Un libro collettivo, un libro di squadra, è stata una bella esperienza mettere insieme i tasselli di tutti e veder sbocciare in tipografia queste 144 pagine colorate.I primi responsi sono molto positivi. Segni di stima, interviste su giornali e radio, crediamo che molti prenderanno spunto dal nostro libro per le loro vacanze.
Indice:
Quiz
Indovinate di chi è questa mano orgogliosa…
Presentazione del libro
Lo abbiamo presentato con una diretta online giovedì 2 luglio 2020, è stato un momento informale, in amicizia:
- Fabrizio Ardito – “Le Vie di Francesco”, Ediciclo Editore 2020
Fabrizio Ardito pubblica un nuovo diario di cammino, dopo averci accompagnato sul Monte Athos, lungo la Via Francigena e sul Camino de Santiago. Come si evince dai cammini che intraprende, Ardito è attratto dalla spiritualità dei luoghi, e nel nuovo libro segue le orme di San Francesco raccontando il suo cammino da La Verna a Roma in 23 tappe (più di 400 km). La figura di Francesco è al centro del libro, che si apre con una prefazione del Cardinale Matteo Maria Zuppi. Il percorso di Ardito non segue un cammino unico, ma ne segue diversi, che ormai sempre più uniti tra loro formano un unicum sulle orme del santo della perfetta letizia e del Cantico delle Creature, toccandone tutti i luoghi più importanti, da La Verna a Gubbio, da Assisi a Perugia, da Spoleto a Greccio, da Poggio Bustone al Santuario di Santa Maria della Foresta.
Racconto di viaggio che può essere utile come suggestione prima di mettersi in cammino, oppure come lettura durante il cammino stesso. (LG)
- Andrea Bianchi – “La via del freddo alla felicità”, Vallardi 2020
Purtroppo il clima sta cambiando, e stiamo perdendo l’opportunità di goderci quei bei freddi secchi (con umidità molto bassa) che in inverno danno una sferzata di energia e di gioia. Quelle giornate di sole con temperature rigide, anche meno quindici, da ragazzo erano le mie preferite. Il clima cambia, e noi umani pure: sempre più rintanati e protetti, casa, ufficio, automobile. Ecco che perdiamo il potere rigenerante e curativo del freddo.
Andrea Bianchi ci propone la via del freddo alla felicità. Dopo essersi occupato di camminare scalzi, scrivendo alcuni libri sull’argomento e fondando la prima scuola italiana di barefoot hiking, proprio dall’esperienza di camminare scalzi nella neve e dalle sue esperienze di yoga, Bianchi ci propone un metodo (HOT mind) per utilizzare il freddo come strumento di salute, vitalità ed energia. Utilizzando capacità che abbiamo perduto: resistenza, attenzione, resilienza.
Il libro parte analizzando recenti studi sui benefici del freddo: una miglior circolazione sanguigna; un maggior consumo di calorie, il freddo brucia il grasso bianco (quello che forma l’adipe) e lo trasforma in grasso bruno, cioè in carburante per il metabolismo; un effetto antinfiammatorio; l’attivazione del sistema immunitario; e per finire lucidità mentale e umore migliore.
Il metodo HOT mind per beneficiare del freddo parte dal respiro: dallo yoga Andrea Bianchi mutua tecniche per respirare che incidono sulla frequenza cardiaca, a cominciare dal trattenere il respiro, per liberare energia. Grazie a respiri lunghi e apnee, il freddo si affronta meglio. Altro esercizio è il “radicamento”, mettere radici nel terreno, tecnica bioenergetica. Poi mettere i piedi nudi nella neve, e infine nell’acqua ghiacciata dei torrenti. Tutti abbiamo provato, e dopo due secondi il freddo ci costringeva a toglierli. Seguendo Bianchi impareremo a tenerli a lungo e a trarne beneficio.
Gli esercizi si susseguono (le docce fredde, la terapia Kneipp o il semplice abituarsi a vestirsi meno), il percorso è semplice da comprendere, ma va affrontato con impegno e disciplina per riuscire nel risultato. (LG) - Angelo Floramo – “L’osteria dei passi perduti”, Bottega Errante Edizioni 2018
Ho ricevuto due libri dalla piccola casa editrice Bottega Errante Edizioni di Udine, un progetto editoriale molto legato alla terra friulana. Ma non solo, come vedremo.
Il primo libro si intitola “L’osteria dei passi perduti” è scritto da Angelo Floramo, insegnante di storia e letteratura a Gemona, già autore di “Balkan Circus” (Ediciclo). Floramo ama scoprire lo spirito dei luoghi, e soprattutto ama conoscere persone vere, con cui entrare in relazione profonda anche solo per pochi attimi. I suoi racconti sono piacevoli, storie zingare di strade e sapori. Le osterie dove spesso arriva per caso, le gostilna (semplici locande slovene) dove ritrovare persone vere e sapori antichi (o viceversa: persone antiche e sapori veri). Scrive in copertina: “La viandanza è l’unico modo di approcciarsi alla vita e al prossimo che si incontra lungo il sentiero”.
Viene voglia di mettersi sulle tracce dei luoghi e delle persone raccontate da Floramo, o vien voglia di perdersi e trovarne altre.Il secondo libro ci porta invece lontano dal Friuli, a Firenze.
Si intitola “Gli occhi di Firenze”, è scritto da Paolo Ciampi, scrittore, amico, camminatore. Ciampi è autore di libri su cammini (“Tre uomini a piedi” sul suo cammino da Bologna a Firenze, “Per le foreste sacre. Un buddista nei luoghi di San Romualdo e San Francesco”) e questa volta si è messo in cammino per attraversare la sua città, da Campo di Marte, il quartiere dove abita, in direzione Ovest fino al Parco delle Cascine e al ponte all’Indiano. In una lunga giornata di cammino. Niente a che vedere con una guida turistica, è una lettura piacevole di una Firenze personale e piena di vita, il suo cammino evita appositamente i luoghi simbolo del turismo mondiale, così mercificati, e ci mostra una Firenze minore. Al punto che Firenze, città che una qualche antipatia più o meno grande la fa provare a tutti, qui risulta improvvisamente simpatica.
- Marco D’Eramo – “Il selfie del mondo”, Feltrinelli 2019
Marco D’Eramo è un sociologo e giornalista che ha studiato il turismo nel libro “Il selfie del mondo” (Fetrinelli). Non tutto il libro è di pari interesse, ma la prima parte per chi come noi vive ai margini di questo mondo, anche in opposizione, ma comunque dentro, va riflettuta. In particolare c’è un argomento che volevo portarvi come spunto. Quello che secondo D’Eramo decreta la morte di città e territori: questo verdetto rilasciato dall’Unesco è il “Patrimonio dell’Umanità” o World Heritage. Molti pensano sia un grande riconoscimento, che aiuta a salvare città, territori e beni materiali e immateriali. Ma in realtà, come spiega bene D’Eramo, ne certifica la morte, trasformando un luogo vivo, in evoluzione, una città abitata da gente vera, in una disneyland per turisti. O meglio, quasi sempre il processo è già avvenuto, l’Unesco ne prende solo atto. Le città e i paesi (pensiamo a Firenze, Venezia o a San Gimignano) si trasformano, gli abitanti storici se ne vanno, per lasciar posto a b&b, affittacamere, airbnb. I negozi “veri”, che vendono beni di prima necessità, si trasformano prima i negozi di prodotti tipici, e poi in negozi di souvenir standard uguali in tutto il mondo.
Avete mai fatto un giro per il bel paese medievale di San Gimignano? Chi ha camminato sulla Francigena lo conosce. Gli abitanti non possono più vivere nel centro storico: prezzi alti, non c’è più un negozio vero (non si vive di soli pinocchietti di legno!) ma solo negozi di souvenir uno accanto all’altro, le strade piene di gente, insomma se ne sono andati tutti in periferia. E a proposito di pinocchietti, quando arrivano loro, si può decretare la disneylandizzazione di un luogo! Fateci caso.
“È paradossale che l’unintended consequence del voler mantenere l’unicità, l’irripetibilità di un sito, produca in realtà un “non luogo” sempre uguale a se stesso in tutti i siti heritage della terra. Come per trovare i veri sangimignanesi devi uscire e allontanarti dalle mura medievali, così per trovare dove vivono davvero i laotiani di Luang Prabang bisogna pedalare in bicicletta per un paio di chilometri su Photisalath Road per raggiungere la città vivente”.
Il turismo è l’industria più pesante, più importante e più impattante del XXI secolo, tanto che ormai si parla dell’Età del turismo riferendosi alla nostra era. Ovviamente l’etichetta Unesco non è causa del turismo, ma ne è certificato di garanzia, e copertura ideologica (istituzione “a fin di bene”).
“L’etichetta Unesco ha aperto all’industria turistica una nuova, meravigliosa, sconfinata terra di conquista: perché costruire nuove Disneyland quando disponiamo di una caterva di città viventi e di territori che aspettano (anzi chiedono disperatamente) di diventare parchi a tema, col semplice mummificarsi, e quindi svuotarsi?”. E ovviamente poi si paga il biglietto, perché stupirsi se sui sentieri delle Cinque Terre o delle Gole di Samaria da anni, a Venezia da dopodomani o in altri luoghi a seguire pian piano, si pagherà il biglietto per entrare? - Meridiani Creta (n. 250), agosto settembre 2019, Editoriale Domus
Per chi ama Creta è una buona notizia, un numero speciale di Meridiani dedicato all’isola (il n. 250). È una rivista ben fatta, con tanti spunti interessanti, non le solite banalità turistiche, si scava articolo dopo articolo nelle pieghe magiche e affascinanti di quest’isola unica. Raccontando storie. Quella del pittore australiano che ha trasformato un quartiere degradato di Heraklion, portando artisti da tutto il mondo a dipingere murales. Quella della mitica famiglia Xilouris, musicisti da 4 generazioni, sono i musicisti che chiunque ami Creta non può non amare, da Nikos Xilouris a Psarantonis. La storia di Ioannis, erborista speciale. La storia degli archeologi italiani a Gortina. La vita dei monaci ortodossi oggi; la storia di Matala, quando era una spiaggia vissuta dagli hippies, tra i quali Joni Mitchell che ha scritto una canzone su quella vita. Dei lebbrosi segregati sull’isola di Spinalonga, del recupero dei mulini a Lassithi. Si racconta anche di El Greco, o della cucina cretese. Delle montagne si è occupato Luca Gianotti, il creatore della via Cretese, con un articolo intitolato “Siga siga”, cioè “piano piano”, l’esortazione a non avere fretta tipica di quest’isola. Articolo dedicato ai Monti Bianchi, i Lefka Ori, che nella parte ovest dell’isola scendono fino al mare. La rivista contiene anche tanti contatti utili, consigli di ristoranti e hotel, insomma, se amate Creta o state pensando di farci un viaggio, non perdetela!
- AAVV – “Camminare cambia”, Ediciclo 2019
Diamo con regolarità sui nostri canali informazioni sull’Associazione Lunghi Cammini e invitiamo a sostenerla. Molti gruppi della Compagnia dei Cammini per esempio lasciano il fondo cassa residuo. Perché il progetto di usare il cammino come strumento educativo per minori in difficoltà, per minori con pendenze penali, è molto interessante e socialmente utilissimo. Da quando Isabella Zuliani ha trovato l’energia per fondare in Italia questa associazione, che propone una modalità che è già applicata da anni soprattutto in Belgio e in Francia, noi cerchiamo di portare il nostro piccolo contributo alla causa.
Ecco che ci fa molto piacere la pubblicazione di questo libro curato dall’associazione Lunghi Cammini. È un libro che in parte riporta interventi tenuti al convegno “Camminare non stanca” svoltosi a Mestre nel novembre 2018, più interventi specifici per questa pubblicazione e anche traduzioni di documenti di Seuil. Alcuni testi sono di autori già conosciuti nel mondo dei cammini: Bernard Ollivier, Duccio Demetrio, Andrea Bellavite, la stessa Isabella Zuliani. Altri sono interventi di psicologi, educatori, assistenti sociali, coinvolti a vario titolo nel progetto.
Apparentemente sembra un libro tecnico, rivolto agli specialisti, a chi questi progetti vuole attivarli. Perché contiene anche relazioni sulle procedure, sui passaggi burocratici, sulle modalità organizzative. Ma poi leggere sia gli aspetti umani, le relazioni degli accompagnatori e i feedback dei ragazzi, sia gli aspetti più tecnici, aiuta a capire cos’è veramente questo processo curativo educativo, al di là dei romanticismi della “bella idea”.Per esempio fare gli accompagnatori è difficile, comporta una stabilità interiore, solidità emotiva e capacità di mettersi in discussione e di ascolto. Per cui gli accompagnatori hanno avuto problemi, leggerli smitizza ma fa amare ancora di più l’innovazione di questa idea. Perché se funziona nell’80% dei casi, il restante numero di fallimenti o non successi aiuta a crescere tutti, gli educatori e gli psicologi, gli accompagnatori e i ragazzi stessi.
Isabella Zuliani sarà ospite della Festa lenta dei viandanti a Feltre dal 25 al 27 ottobre, quindi potremo approfondire.
- Luigi Nacci – “Trieste selvatica”, Laterza 2019
Di solito recensisco libri dedicati al camminare in questa rubrica, questo libro esce un po’ dal tema, ma solo un po’. È il nuovo libro di Luigi Nacci, amico e collega nella Compagnia dei Cammini, che dopo “Alzati e cammina” e “Viandanza” ha scritto per la prestigiosa collana Contromano di Laterza “Trieste selvatica”. Un viaggio sentimentale nella sua città. Che parte dal centro, e racconta episodi sulla letteratura di questa città di confine, vissuta da Slataper, Joyce, Svevo, Tomizza, Magris, Rumiz… ma poi indossa gli scarponi grossi, e si avvia verso la montagna, verso i grembani, i sassi taglienti. Giunti infatti a metà del libro, superate le periferie delle minoranze slave, Nacci ci invita a metterci in cammino da Campo San Giacomo lungo la pista ciclopedonale ricavata sulla ferrovia dismessa che porta in Val Rosandra, porta al Carso. E qui Trieste si fa decisamente più selvatica: labirinto di sassi, boscaglie, doline, foibe, trincee. Ci sono boschi e foreste sterminate, luoghi in cui si è combattuto, ci si è vendicati spietatamente, si sono nascoste prove di stragi feroci, e allo stesso tempo rifugi per vagabondi pacifici, viandanti senza bandiera che non conoscono l’odio. Il selvatico batte alle porte del centro.
Ma il colpo di scena arriva nell’ultima parte del libro. Luigi Nacci allarga ancora l’orizzonte, ci porta fino in Istria, ci racconta che Trieste è anche qui, che non si può capire l’una senza l’altra. E la Trieste selvatica allora è anche quella parte dell’Istria così misteriosa, popolata da un popolo antico, i Cici, antichi pastori profughi valacchi, ma pochissimo popolata, terra povera ma tanto vera, stiamo parlando della Ciceria. E gli scarponi diventano quindi essenziali per visitare questa Trieste dilatata verso la Slovenia e la Croazia, questa Trieste che dai caffè letterari e dal Molo Audace l’autore, anche lui audace, lega con filo sottile ai diversi in un gesto di pacificazione.
Siamo felici del successo del libro di Luigi, da due mesi è in cima alle classifiche di vendita nella sua regione. I suoi racconti Luigi Nacci li condivide sempre con gioia e passione anche con i viandanti che accompagna sul Carso, in Ciceria, o da Lubiana a Trieste, o negli altri luoghi dell’Est con i viaggi della Compagnia dei Cammini.
- Massimiliano Cremona, Fabrizio Pepini – “La Via del Trasimeno a piedi”, Ediciclo 2019
È nato un nuovo cammino. Ne stanno nascendo tanti, questo ci piace. Per lo spirito che lo anima, perché è nato dal basso, senza tanto spreco di soldi pubblici.
Conobbi Fabrizio Pepini durante una intervista su Radio Capital, in cui raccontava la sua storia di malato di linfoma mantellare incurabile, che grazie al cammino aveva fermato la malattia. Sostenni la pubblicazione di un libro che raccontasse una vicenda così significativa, lui chiese l’aiuto del suo amico Massimiliano Cremona per la stesura, e nacque il libro “Camminare guarisce”, di cui fui editore. Il gruppo di amici che cammina con Fabrizio si costituì in associazione, Camminare Guarisce appunto, e da alcuni anni, oltre a camminare tantissimo, promuovono inziative (vogliono “gridare al mondo che il cammino è un luogo terapeutico per tutti”). Tra le quali il lancio di un cammino da loro ideato, di cui ora Ediciclo pubblica la guida. La Via del Trasimeno è un cammino intorno al lago in 7 tappe e 160 km totali.
Il Trasimeno è in Umbria, e il cammino ideato da Fabrizio Pepini solo per un tratto costeggia l’acqua, per la gran parte attraversa i territori collinari intorno. È un cammino laico, ma ha la sua credenziale. E Pepini vuole utilizzarlo come laboratorio a cielo aperto di cammino-terapia.
La Via del Trasimeno si svolge per la quasi totalità su sentieri e strade bianche, è un percorso dolce, non ci sono strappi ripidi, e quindi è adatto sia come terreno per cammino-terapia, sia per chi si avvicina al mondo dei cammini.
La guida è un libretto completo di tante informazioni, si percepisce che è stato scritto da due veri appassionati. Ogni tappa ha la mappa, il profilo altimetrico, la descrizione, l’elenco delle strutture ricettive, e i luoghi di interesse da visitare. In più ci sono consigli utili per preparare il cammino, informazioni sulla cammino-terapia e un elenco di tante realtà che in Italia propongono attività di terapia camminando.
La Via del Trasimeno ha anche un sito web, dove si possono scaricare anche le tracce gps. - Davide Sapienza – “Il geopoeta. Avventure nelle terre della percezione”, Bolis edizioni 2019
Davide Sapienza, scrittore amico della Compagnia dei Cammini (collabora con noi da anni), ha appena pubblicato “Il geopoeta. Avventure nelle terre della percezione”, una collezione di scritti per riflettere sulla geografia come atto poetico “emozionale”, partendo dalla definizione “scrittura della terra”. La geografia è una filosofia, in fondo ci si interroga sul “dove siamo”, sul “da dove veniamo e dove andiamo”.
Una frase importante sui cui riflettere, poco dopo aver iniziato la lettura del libro di Sapienza è: “l’ecologia è prima di tutto un fatto spirituale, poi intellettuale e infine pratico”. Sono d’accordo!
I padri del pensiero di Sapienza sono Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson, Walt Whitman, Jack London, fino a Barry Lopez, e questo bel libro si pone nella loro scia.
Una questione importante è riflettere su come la geografia stia uscendo dalla cultura, ed è un fatto grave. La geografia è stata tolta dalle materie scolastiche della scuola pubblica dai decreti dei politici degli ultimi anni. Errore gravissimo, a cui si deve riparare. Storia e geografia, memoria e poesia dei luoghi. È da questo che dobbiamo ripartire. Perché la non conoscenza della geografia, e del nostro territorio, la mancanza del legame emozionale con la terra, porta inevitabilmente al disinteresse, al consumo e alla cementificazione del suolo, togliendo alla madre Terra il rispetto e la poesia che dovremmo attribuirle.Dopo il testo iniziale, che pone le basi teoriche della geopoetica, seguono altri 8 scritti, come se fossero brani di un album musicale, tracce diverse, che parlano di argomenti diversi (la valle dell’Occhio, i cairn o ometti di pietra, che sono anche il logo della Compagnia dei Cammini, il Nordland norvegese, il ragazzo selvaggio dell’Aveyron, il cantante Neil Young, il pittore Giovanni Segantini…) ma lo stile è unico, un mix di musiche e armonie in una lunga camminata sul come la geografia sia una forma alta di poetica della Terra.
Apprezzo il libro, e l’evoluzione del lavoro di Davide, che considera questo un suo “testamento”. Da questo “album” la sua scrittura potrà rinascere e ripartire verso nuovi orizzonti, ampi e luminosi. - Angelofabio Attolico, Claudio Focarazzo, Lorenzo Lozito – “Il Cammino Materano”, Terre di Mezzo 2019
È l’anno di Matera, ormai tutti lo sanno. Capitale europea della cultura, ci si augura che sarà una opportunità per queste belle terre, anche se già fioccano le polemiche.
Che a noi camminatori interessano poco. Come scrive Paolo Rumiz nell’introduzione: “Qualsiasi pretesa di rilancio turistico, come nel caso di Matera, rischia di ridursi al moltiplicarsi di bed&breakfast e al rincaro dei prezzi immobiliari, se non si prende atto che oggi il tempo del turismo ignorante è morto e sepolto… È dal cammino, dalla paziente riconquista del territorio, che può ripartire la riconquista dell’Italia”.Ci piace l’idea di arrivare a Matera a piedi, e questo è il momento giusto per lanciare il Cammino Materano, chiamato anche Via Peuceta, perché arriva a Matera partendo da Bari e attraversando i territori che furono popolati dai Peuceti, popolazione italica delle Murge.
Da Bari ci vogliono 7 giorni per arrivare a Matera, percorrendo i 165 km del cammino. Peccato che la percentuale di asfalto sia piuttosto alta, il 50%. Il cammino è segnato, con frecce gialle, segni giallo-verdi, e adesivi nei tratti urbani.La guida, appena pubblicata da Terre di Mezzo, contiene tutto quello che serve per partire. Descrizione delle tappe, mappe, elenco strutture ricettive e dove mangiare, luoghi di valore storico da visitare, e qualche approfondimento su eccellenze del territorio.
Le tracce gps, invece, si scaricano gratuitamente sul sito del Cammino Materano.
Dove si può richiedere anche la credenziale da timbrare lungo il cammino, che darà poi diritto al testimonium.Anche la Compagnia dei Cammini si sta organizzando, e a breve lanceremo una data per percorrere il cammino con un primo gruppo che andrà a sperimentare il cammino, con la speranza che vada tutto per il meglio e che questo cammino diventi un successo.
Angelofabio Attolico, Claudio Focarazzo, Lorenzo Lozito – “Il Cammino Materano”, Terre di Mezzo 2019
- E. Sgarella – “Il Cammino nelle Terre Mutate”, Terre di Mezzo 2019
Il Cammino nelle Terre Mutate è innanzitutto un cammino solidale. Un viaggio da Fabriano all’Aquila lungo il sistema di faglie che dal 1997 a oggi ha sconvolto e “mutato” l’Appennino Centrale, all’interno di due tra i più importanti Parchi nazionali italiani: i quello dei monti Sibillini e quello del Gran Sasso e dei monti della Laga. Il percorso si snoda lungo 257 km, in 14 tappe e attraversa luoghi di splendore naturalistico e numerose città d’arte e spiritualità come Fabriano, Norcia, Matelica e Camerino.
Il cammino nasce dall’esperienza della Lunga Marcia per L’Aquila, esperienza che ogni anno porta tanti camminatori nei luoghi colpiti dal terremoto tra il 2009 e il 2017.
Un itinerario per contribuire alla rinascita di una terra trasformata, nella fisionomia e nell’anima, e tornare cambiati. La guida appena pubblicata contiene tutte le informazioni per mettersi in cammino: le cartine dettagliate, le altimetrie, i dislivelli, la descrizione del percorso, le possibili varianti, le ospitalità e i luoghi da visitare. E per ogni tappa le storie di chi è rimasto, di chi in quei luoghi vuole vivere e che camminando potrete incontrare.
Il Cammino nelle Terre Mutate attraversa la colonna portante dell’Italia: gli Appennini. È nato e cresce dal basso. Veramente. Molte persone negli ultimi sette anni si sono incontrate e hanno iniziato a provare a far qualcosa per i luoghi dell’Italia centrale; a pensare e muoversi intorno alle macerie che i terremoti hanno lasciato dietro di loro. Il camminare ha unito le persone e pian piano si è formata una comunità che è cresciuta fino a portare alla realizzazione di questo Cammino, appunto di comunità. Tra queste un ruolo importante l’ha anche avuto Daniele Moschini, guida della Compagnia dei Cammini, che di questo percorso è uno dei coordinatori e tracciatori.
La Compagnia dei Cammini è la prima realtà che accompagna gruppi su questo cammino, proprio perché uno degli ideatori è la nostra guida Daniele Moschini. Il primo gruppo sarà dal 20 al 28 luglio, da Ussita a L’Aquila, ecco la scheda. - “Parlami di te” (film), regia di Hervé Mimran, Francia 2018, Bim distribuzione
Abbiamo visto in anteprima per voi il film Parlami di te, che esce nelle sale il 21 febbraio. Film francese, il titolo originale è Un Homme Pressé (Un uomo di corsa) che è anche il titolo del libro autobiografico del manager Christian Streiff. Il film racconta la vita di Alain Wapler, un antipatico manager del settore auto (un Marchionne francese, per capirci, il vero Streiff era l’amministratore delegato di Airbus e di Peugeot Citroen) che viene colpito da ictus, non si vuole arrendere ai nuovi limiti imposti dalla perdita soprattutto della verbalizzazione (confonde le parole e le sillabe), comincia a vedere con occhio nuovo la figlia di cui si era praticamente dimenticato, e si accorge dell’umanità anche grazie alla ortofonista, una giovane donna in cerca di se stessa e della madre biologica. Dopo che gli squali del mondo imprenditoriale lo fanno fuori, Wapler riscopre finalmente l’umanità, e lo fa mettendosi in cammino verso Santiago. Ecco che il tono del film cambia, si esce dal cemento e si entra nella natura, il protagonista riscopre il senso di una vita più vera, e ritrova l’amore della figlia.
Ottima l’interpretazione del grande Fabrice Luchini, anche se il film è un po’ debole, forse la sceneggiatura doveva osare di più, il grande cambiamento in fondo non c’è, non per niente nella storia reale Streiff ritorna a fare il manager, mentre io conosco imprenditori che dopo aver percorso il cammino di Santiago hanno proprio cambiato vita e si sono dedicati al prossimo in modo filantropico.
Però è un film piacevole, dove vincono i valori della lentezza contro la fretta, del camminare contro il culto del successo. - Fabrizio Ardito – “La Via di Francesco”, Touring Club 2018
La Via di Francesco, raccontata in questo nuovo libro con testi e foto da Fabrizio Ardito, parte dal Santuario di La Verna e arriva a Piazza San Pietro a Roma passando per Città di Castello, Gubbio, Assisi, Foligno, Spoleto, Rieti, 440 chilometri in 22 tappe. Divise in 3 sezioni: da La Verna ad Assisi (Via di Francesco Nord), da Assisi a Piediluco (Via di Francesco Sud) e da Piediluco a Roma la parte nel Lazio.
La comodità di questa divisione in 3 sezioni è evidente: l’Italia centrale è facilmente raggiungibile, e le tre sezioni sono ognuna circa una settimana di cammino; ecco che, se non disponete a breve di 22 giorni consecutivi, potete pensare di organizzare l’intero cammino percorrendone una settimana per volta.Il libro non è una guida, non ha il formato tascabile, ma è uno strumento sia per invogliare al cammino, se stessi o gli amici, corredato di bellissime foto, oppure è utilizzabile come ricordo del cammino percorso, da sfogliare nei momenti di nostalgia.
I testi descrivono il percorso e raccontano con l’ausilio delle foto i focus del cammino, i luoghi magici che in questo percorso tra Toscana, Umbria e Lazio sono davvero tanti.
Conclude il libro un capitolo sugli altri cammini sacri in Umbria.Fabrizio Ardito, noto divulgatore, autore di molte pubblicazioni, si è negli ultimi anni dedicato ai cammini, e ci ha raccontato nei suoi libri il monte Athos, il cammino di Santiago, la via Francigena e ora la Via di Francesco. E grazie alle sue fotografie di qualità il racconto utilizza due linguaggi in sinergia tra oro.
- Paolo Cognetti – “Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya”, Einaudi 2018
In cammino nel Dolpo
Paolo Cognetti, diventato molto famoso con il romanzo Le otto montagne, ama la montagna (vive in una baita a 2000 metri in Val d’Aosta) e per festeggiare i suoi 40 anni è partito per un cammino di gruppo in una regione del Nepal al confine con il Tibet, alla ricerca della montagna vera. Il Dolpo è un piccolo Tibet, e qui Cognetti ha camminato per 300 chilometri, superando anche 8 passi oltre i 5000 metri.
L’ispirazione a visitare quella regione gli è venuta leggendo il famoso libro di Peter Matthiessen Il leopardo delle nevi, e ne ha seguito le tracce. Cognetti scrive bene, e leggere il suo diario di cammino è piacevole. Accompagnato da una carovana di portatori, cuochi, una guida locale, alcuni amici fidati, e un cane, Kanjiroba (che li ha seguiti per molti giorni e nel quale Cognetti rivede lo spirito reincarnato di Matthiessen), ha camminato per valli e villaggi, ha combattuto con il mal di montagna sui passi a cinquemila metri, e ha cercato di conoscere la cultura locale, che in quella regione è più tibetana che nepalese. (LG)
- Luigi Gatti – “Il cammino dei Giappone. Shikoku e gli 88 templi”, Mursia 2018
Molti camminatori curiosi, a caccia di nuovi cammini in giro per il mondo, cammini dove l’elemento spirituale si coniuga con quello naturale, si saranno imbattuti e avranno favoleggiato sul Cammino degli 88 templi in Giappone. Io sono uno di questi. Da anni lo corteggio, lo studio, me lo tengo caro nella mia personale lista dei desideri. Il merito di Luigi Gatti è di essere il primo a averne scritto in italiano. Il libro “Il cammino del Giappone. Shikoku e gli 88 templi” è l’ideale per farvi venire la voglia di percorrerlo. Luigi Gatti è arrivato al Giappone per caso, conoscendo una ragazza giapponese sul Cammino di Santiago. Ma niente sul cammino è per caso, ed ecco che Gatti ha cambiato vita, il lavoro e il cuore lo hanno portato in Giappone, e il libro ci racconta il suo progressivo avvicinamento al Cammino degli 88 templi. Per chi non lo conosce, questo cammino ha radici antichissime, medievali, e collega appunto 88 templi dell’isola di Shikoku, nel sud del Giappone. 1200 chilometri da percorrere in due mesi. O percorrerne una parte. Il racconto di Gatti è affascinante, sa dosare le informazioni storiche sui templi e sul fondatore di questo cammino, Kōbō-Daishi, un monaco buddista vissuto nell’VIII secolo d.C., maestro spirituale sulle cui orme si mettono migliaia di pellegrini ogni anno, ma Gatti ci racconta anche gli usi e costumi del Giappone di oggi, e tanti consigli pratici per chi volesse intraprendere questa esperienza davvero profonda.
È un cammino con una ritualità antica da seguire, fatta di tante attenzioni, imparando da questo cammino a prendersi cura di se stessi e degli altri.
L’autore ha anche una pagina facebook dedicata al cammino giapponese, se volete darci una sbirciatina.Ma l’interesse per questo cammino in Italia è in aumento, già che ci sono vi segnalo anche un sito web in italiano aperto un paio di anni fa da un altro appassionato, Francesco Angiolini: www.shikoku88.it
Mi sento dunque di consigliare il libro di Gatti a tutti i camminanti curiosi e alla ricerca di nuovi cammini, a me ha rafforzato la voglia di partire per il Giappone! (LG)
- Thomas Reinertsen Berg – “Mappe. Il teatro del mondo”, Vallardi 2018
Ogni volta che leggo un libro così, una volta finito, mi alzo ma poi mi risiedo. Perché? Perché è uno di quei libri che ti proiettano indietro nel tempo così tanto e poi, man mano che attraversi i secoli della Storia passata su mappe e cartine, quando lo hai finito non capisci a che mondo appartieni. Per questo devi sederti nuovamente. La percezione del mondo stesso cambia scorrendo tutta la storia della cartografia che c’è qui. Il sottotitolo già molto ci fa capire: il teatro del mondo. Esatto. Il mondo esibito come spettacolo teatrale attraverso le mappe che sono la scena, il teatro appunto, dove l’uomo ha rappresentato l’ignoto, i propri desideri di avventura e conquista.
L’autore, Reinertsen Berg Thomas, che conosce e ha studiato ogni libro, volume o citazione possibile sulla cartografia non tralascia nulla. Il libro si apre con la raffigurazione del primo atlante moderno del fiammingo Abramo Ortelio del 1570. Appunto il “theatrum orbis terrarum”. Ovviamente c’è la cartografia del nord Europa da dove proviene Berg ma anche il mondo greco, le proiezioni di Tolomeo, le carte su papiro degli egiziani e quelle babilonesi. La cartografia romana che comprendeva anche mappe urbane, la mappa di Bedolina di tremila anni fa incisa su roccia. Insomma si passa dal mondo antico a quello moderno.
Che mappe rappresentavano gli uomini che vivevano migliaia di anni fa? Quale era il loro rapporto con lo spazio che li circondava e come lo rappresentavano? Quale cammino abbiamo dovuto intraprendere come esploratori, geografi, cartografi per passare dalle pitture rupestri e a quelle incise direttamente sulle rocce fino ad arrivare a Google Earth? Berg ci racconta la Storia di popoli e nazioni attraverso la cartografia. Usando fotografie e riproduzioni che hanno segnato uno spartiacque nella conoscenza delle mappe e delle origini dell’uomo, riesce ancor di più a farci entrare in questa storia, la nostra storia, per capire chi siamo stati e chi siamo ora. (Daniele Moschini)
- Maria Teresa Natale e Priscilla Polidori (a cura di) – “In cammino sulla via Appia nel Lazio: al passo con la storia tra Roma e il Garigliano”, Regione Lazio/Mibact/Laboratorio Web per la cultura
La Via Appia è un progetto importante di cammino, ma ancora lontano dal diventare realtà nella sua completezza, perché richiede interventi strutturali significativi, e finanziamenti statali ed europei. Che forse stanno arrivando, anche grazie al lavoro promozionale di Paolo Rumiz.
Ma ci sono già camminatori che scalpitano, ecco che oggi vi segnaliamo una piccola guida del tratto della Via Appia antica nel Lazio, sono 8 tappe da Roma a Garigliano, ai confini con la Campania. Passando per Genzano, Latina, Terracina, Fondi, Formia. Sono 8 giorni di cammino, la guida è piena di approfondimenti storici, e contiene dei QRcode per ulteriori suggestioni culturali. Anche se di piccolo formato, nelle 120 pagine molto fitte trovano posto informazioni pratiche, una mappa laterale con i punti di interesse e il tipo di terreno su cui si cammina, insomma, se volete un assaggio della Via Appia, eccovi accontentati!
La curatrice, Maria Teresa Natale, è presidente di una piccola associazione che con il progetto APPasseggio promuove il cammino lento soprattutto a Roma e nel Lazio.
La Via Appia, un cammino che è un vero e proprio tuffo nella storia a piedi! - Rebecca Solnit – “Storia del camminare”, Ponte alle Grazie 2018
Ecco una buona notizia per tutti i camminatori! Il libro di Rebecca Solnit “Storia del camminare”, uscito la prima volta in italiano per Bruno Mondadori nel 2002, era da tempo introvabile, per il fallimento di quella casa editrice. Ora Ponte alle Grazie ha fatto la cosa giusta: ha ripubblicato l’opera “Wanderlust. A history of walking”, uno di quei libri che non potete non leggere, se amate il camminare. Intanto, chi è Rebecca Solnit? Una giornalista, o meglio, una intellettuale che si occupa di argomenti diversi, sempre con visione profonda e controcorrente. Californiana, cultura di sinistra, tra gli altri suoi testi ricordo “Speranza nel buio. Guida per cambiare il mondo” e “Un paradiso all’inferno”.
Quando uscì nel 2002, per noi giovani camminatori fu una grande scoperta. Ci fece capire che il camminare non era una attività da relegare nella sfera del tempo libero, il camminare era un gesto importante dal punto di vista filosofico, sociale e politico.
Ecco l’inizio del libro:
“Da dove si comincia? I muscoli si tendono. Una gamba è il pilastro che sostiene il corpo eretto tra cielo e terra. L’altra, un pendolo che oscilla da dietro. Il tallone tocca terra. Tutto il peso del corpo rolla in avanti sull’avampiede. L’alluce prende il largo, ed ecco, il peso del corpo, in delicato equilibrio, si sposta di nuovo. Le gambe si danno il cambio. Si parte con un passo, poi un altro e un altro ancora che, sommandosi come lievi colpi su un tamburo, formano un ritmo: il ritmo del camminare. La cosa più ovvia e più oscura del mondo è questo camminare, che si smarrisce così facilmente nella religione, la filosofia, il paesaggio, la politica urbana, l’anatomia, l’allegoria e il crepacuore”.
Per 450 pagine la Solnit ci offre un approfondimento colto, che spazia dalla storia alla filosofia, dalla politica all’arte, da Wordsworth a Kierkegaard, da Thoreau a Martin Luther King e Gandhi, dal perché l’uomo è diventato bipede alla storia dell’alpinismo.
Secondo Rebecca Solnit il valore del camminare è la lentezza, lei sostiene che la mente, come i piedi, lavori alla velocità di circa 4 chilometri all’ora. Per cui la vita moderna è troppo accelerata, e l’uomo deve rallentare. La storia del camminare della Solnit ci parla di tempo, dello spazio e della coscienza del mondo, attraverso il semplice gesto di mettere un piede avanti all’altro.
Questo bel saggio non può mancare nelle biblioteche di tutti i camminatori!
(Luca Gianotti) - A cura di Andrea Degl’Innocenti e Daniel Tarozzi – “E ora si cambia”, Terra Nuova Edizioni 2018
Questo libro è frutto di un progetto bello e ambizioso. Italia che Cambia ha scelto 17 temi che coinvolgono la nostra vita e la nostra società, e ha avviato su ognuno una riflessione per un cambiamento nella direzione dell’equità, della sostenibilità, della felicità individuale e collettiva. I temi sono: ambiente, clima, agricoltura, energia, economia, imprenditoria, lavoro, rifiuti, mobilità, abitare, salute, educazione, comunicazione, tematiche di genere, disabilità, legalità, viaggiare. Ha scelto 100 esperti che avessero le caratteristiche di riflettere su quale cambiamento fosse possibile e in che modo, per migliorare la nostra vita, la nostra società, il nostro futuro. A piccoli gruppetti di 5 o 6 li ha fatti incontrare, e con un facilitatore per convogliare il dibattito, li ha fatti pensare e buttar giù proposte. Da quegli incontri è nato questo libro. Che raccoglie in modo sintetico e schematico quegli incontri, a cui ho preso parte anche io, nel gruppo sul turismo e sul viaggiare. È stato molto interessante, e il libro è uno strumento utilissimo. Per impegnarci prima di tutto come cittadini e come persone, ma poi ci sono impegni supplementari se si è imprenditori o amministratori pubblici. Orientare la propria vita al cambiamento in tutti i settori, per essere l’avanguardia che fa scattare la molla del cambiamento. Perché i nostri figli e i nostri nipoti si meritano una Italia e un mondo migliore, e invece, se va così, rischiano di trovare un paese sempre più malato e bloccato (e finirà che scapperanno tutti, se ci sarà dove scappare). Quindi forza, rimbocchiamoci le maniche, diamo il buon esempio senza trovare scuse, e questo libro è uno strumento che ci può aiutare. (LG)
- Nan Shepherd – “La montagna vivente”, Ponte alle Grazie 2018
Questo libro ha una storia lunga e interessante: Nan Shepherd (1893-1981) era scozzese di Aberdeen, e alla sua regione dedicò la vita, fu poetessa e scrittrice, fu insegnante di letteratura, camminò per quaranta anni gli altopiani e le montagne del Cairngorm, ora un grande parco nazionale, a ovest di Aberdeen. “La montagna vivente” fu scritto negli anni della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945 la Shepherd lo fece leggere al romanziere Neil Gunn, che lo lodò e ne fu colpito, ma le scrisse che forse sarebbe stato difficile trovare un editore. A quel punto la Shepherd lo mise in un cassetto e lì rimase per più di 30 anni, quando ormai anziana, lo tirò fuori e lo fece pubblicare, in sordina, nel 1977. Ma pian piano in Gran Bretagna è diventato un libro di culto, al punto che il grande scrittore, da noi molto amato, Robert Macfarlane (Le antiche vie, Luoghi selvaggi), autore qui di una lunga introduzione, lo considera uno dei libri di viaggi e di cammino più importanti mai pubblicati. La stessa Nan Shepherd è tornata in auge, e da poco il suo ritratto campeggia sulla nuova banconota da 5 sterline scozzesi. Ottimo quindi che finalmente Ponte alle Grazie l’abbia pubblicato in italiano, perché questo è un libro speciale, scritto benissimo.
Nella bella introduzione Robert Macfarlane fa notare come quasi tutta la letteratura alpinistica sia maschile, e racconti la conquista della vetta, mentre Nan Shepherd si inserisce a pieno titolo, raccontando non le cime, ma un altopiano tra le cime. E per Macfarlane questo libro è all’altezza del miglior Chatwin.
La Shepherd si colloca nella tradizione dei naturalisti anglosassoni, che sanno osservare i piccoli dettagli che la natura ci offre, e poi alzare lo sguardo e descrivere i paesaggi ampi, aerei, tutto intorno. Shepherd in particolare ama i colori e trova sfumature di colore sempre diverse in ogni cosa: l’acqua dei torrenti e dei laghi la vede verde, o trasparente ghiacciata, o azzurra, o viola, così come una tormenta di neve o un cielo.
“I pendii, di per sé perlopiù marroni, si fanno azzurri non appena li vediamo rivestiti d’aria. Assumono ogni tonalità d’azzurro, dal bianco latte opalescente all’indaco. Il loro azzurro si fa più opulento quando la pioggia è nell’aria. Allora le gole sono viola. Le tinte della genziana o della speronella, abitate dal fuoco, si annidano negli avvallamenti. Questi azzurri carichi hanno un effetto emozionale maggiore di quello che può produrre un’aria asciutta. Il blu ceruleo non commuove, ma la gamma dei viola può turbare la mente come fa la musica.”Il valore di questo libro sono i piccoli pensieri profondi che la Shepherd fa osservando la natura. Un esempio: mentre descrive il Loch (lago) Avon, riflette sul rischio che questo luogo di silenzio possa in futuro essere violato da strade per fuoristrada o da funicolari, che ne rovinerebbero gran parte della magia: “Qui il bene della maggioranza non ha valore. Talvolta l’esclusività è necessaria, non in nome del rango o della ricchezza, ma di quelle qualità umane che possono apprezzare la solitudine”. E poco più avanti: “Io trovo che la tribù parlante desideri ricevere dalla montagna delle sensazioni. Non stupisce che i novizi facciano lo stesso (anch’io lo desideravo). Vogliono la veduta eccezionale, il picco terrificante, sorsi di birra e di tè invece che di latte. Eppure la montagna mi si concede in maniera più completa quando non ho una destinazione, quando non raggiungo alcun luogo particolare, ma sono uscita semplicemente per stare con lei come quando si fa una visita a un amico, senza altra intenzione che stare con lui”.
Anche quando racconta i fatti umani, Nan Shepherd ci lascia perle di saggezza. L’uomo è un piccolo ingranaggio della natura, e l’autrice lo studia come studia il piviere tortolino o lo scricciolo. Per esempio, è molto colpita dai tanti morti che queste montagne selvagge hanno fatto negli anni in cui lei le frequenta, e nel raccontare la terribile morte di due giovani, sopresi da una bufera di neve e ritrovati congelati, commenta: “Commisero, immagino, un errore di giudizio, ma io non posso giudicarli. È infatti il rischio che noi tutti dobbiamo correre quando accettiamo di assumerci la responsabilità di noi stessi in montagna, e finché non l’abbiamo fatto non possiamo saperlo”.
Ogni tanto, nelle pennellate di colore che Nan Shepherd fa dei monti su cui cammina, c’è qualche cenno all’attualità, quando per esempio cammina di notte senza luna, in una notte nuvolosa e con l’oscuramento dovuto alla guerra, per raggiungere un posto sopraelevato da cui ascoltare le notizie trasmesse alla radio. La storia delle umane vicende entra nella natura in punta di piedi, perché è una grande terribile guerra, ma è una piccola cosa se confrontata con i tempi e le dimensioni della natura. Nan Shepherd questo lo sa.
Come in un altro passo, quando commentando il fatto che nel 1940, a causa dell’urgente bisogno di legname per la guerra, il bosco è stato tagliato pesantemente, scrive, rassegnata ma consapevole della forza della natura: “Crescerà di nuovo, ma per un po’ la terra resterà sfregiata e gli esseri viventi – le cince dal ciuffo, i timidi caprioli – spariranno”.Concludo con una lode per l’editore Ponte alle Grazie, sempre attento, creativo e originale nelle sue proposte. Da qualche mese ha scoperto il mondo del cammino, con la collana Passi, e ci sta proponendo letture davvero pregevoli. (LG)
- Andrea Mattei – “L’arte di fare lo zaino”, Ediciclo 2018
Partiamo da cosa questo libro non è. Non è un manuale che vi spiega come fare lo zaino, cosa portare o non portare, come distribuire i pesi al suo interno, nessuna lista o consigli su come caricarsi lo zaino sulle spalle. Il titolo in effetti è fuorviante, probabilmente giocato dalla casa editrice per marketing. Avrebbe calzato meglio il titolo “Zaino compagno fedele” oppure “Zaino leggero in libera strada”. Perché il libro di Andrea Mattei è in primis una dichiarazione d’amore per il proprio zaino, e un elogio della leggerezza, del togliere per essere più felici. L’arte del togliere, piuttosto. Non a caso il libro si apre con una citazione di Henry David Thoreau: “Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno”.
Poi il libro prosegue con la disamina storica degli oggetti che comunemente si trovano nello zaino, e che fanno ricco il viandante: sapevate la storia della spilla da balia, o del cerotto, o del coltellino svizzero? Qui le trovate, insieme a quelle di cerniera lampo, taccuino, matita, bordone (il bastone del pellegrino), il sapone di Marsiglia, il pile (con la vita avventurosa di Yvon Chouinard, creatore di Patagonia).La storia che più mi ha colpito è quella dello zaino stesso: fin dai tempi antichi si usava lo zaino, anche il cacciatore Otzi lo aveva, ma poi fu un riparatore di biciclette norvegesi, Bergan, inventore anche degli attacchi da sci, che nel 1908 fece la prima modifica verso lo zaino moderno, applicando un ramoscello di ginepro allo zaino a sacco, e inventando la prima struttura rigida esterna. Perfezionata da Kelty, grande camminatore californiano, che sostituisce negli anni cinquanta il legno con un leggerissimo telaio in alluminio, facendo così nascere quegli zaini enormi che hanno fatto la storia, quelli degli autostoppisti e campeggiatori anni settanta, per intenderci.
È poi nel 1967 che l’alpinista Greg Lowe porta il telaio all’interno, rendendo lo zaino più compatto, e siamo agli zaini di oggi.Il libro di Andrea Mattei si conclude con i testi di sei “viandanti illustri”, come li definisce lui, tra i quali mi onoro di essere incuso. Paolo Rumiz, Enrico Brizzi, Luigi Nacci, Fabrizio Ardito, Roberta Ferraris e Luca Gianotti rispondono alle sue domande sul senso dello zaino, e ne escono bei ritratti del rapporto tra viandante e zaino, tra cui è divertente la risposta alla domanda se c’è un oggetto feticcio, anche superfluo, che portano nello zaino. C’è chi risponde una piccola statua di Ganesh in legno, chi l’armonica a bocca, chi il fazzoletto tricolore di un partigiano, chi un braccialetto in rame, chi un rosario greco (komboloi): a voi indovinare chi dei sei porta cosa.
Andrea Mattei è un giornalista, con la passione del camminare. Lavora alla Gazzetta dello Sport, dove è riuscito a introdurre una rubrica sul camminare, seppure per ora solo sulla versione web. Se volete ascoltare l’intervista che gli ho fatto per la mia trasmissione L’arte del camminare, la potete ascoltare qui. (LG)
- AAVV – “Che cosa ho in testa. Immagini di un mondo in cui valga la pena” (a cura di Alberto Rollo), Baldini&Castoldi 2017
Un’antologia di trenta racconti di giovani scrittori e scrittrici italiani, liberi di spaziare partendo da un’esperienza, una visione, un dettaglio, un’avventura di un mondo in cui valga la pena muoversi, lavorare, vivere. Ne escono storie e scritture molto diverse, ma tutte interessanti. Tra queste, a sorpresa, il testo di Gaia Manzini, scrittrice milanese, autrice di alcuni romanzi interessanti e della sceneggiatura di Mia Madre insieme a Nanni Moretti, è dedicato al mondo dei cammini e in particolare al sottoscritto, Luca Gianotti. Il testo si intitola “I sentieri del ragno” e dipinge ad ampie pennellate la cultura dei cammini, e la filosofia innovativa che c’è dietro, la carica di controinformazione e di resistenza che si annida nel cammino, basta solo saperle cogliere. Grazie Gaia per questo! (LG)
- Guia Risari, Giulia Rossi – “Elia il camminatore”, San Paolo 2018
Un libro per bambini, scritto da Guia Risari e illustrato da Giulia Rossi, e pubblicato da San Paolo, ci racconta la storia di Elia, un bambino che ha la passione del camminare, e per camminare in compagnia inventa tanti modi diversi e divertenti per farsi accompagnare nelle sue passeggiate da diversi animali. Guia Risari è laureata in filosofia morale, scrittrice, tiene corsi di scrittura anche nelle scuole. Un piccolo libro che fa riflettere sul valore della felicità condivisa (in cammino). Da regalare ai figli dei camminatori, camminatori del futuro. (LG)
- Riccardo Finelli – “Il cammino dell’acqua”, Sperling&Kupfer 2017
Riccardo Finelli, giornalista e scrittore modenese, ha cominciato raccontare i suoi cammini nel 2012, quando pubblicò “Coi binari fra le nuvole” (Neo), il suo cammino lungo la ferrovia dismessa che collega Sulmona a Carpinone, la Transiberiana d’Italia. L’anno scorso invece ci ha raccontato il suo Cammino di Santiago in “Destinazione Santiago”. (Sperling&Kupfer).
Pochi mesi fa è uscito invece “Il cammino dell’acqua”, il racconto di quando Finelli camminò da Milano a Roma seguendo non la Francigena o altri cammini, ma un percorso personale, da lui studiato, seguendo i corsi dei fiumi, in un viaggio a piedi di circa ottocentocinquanta chilometri. Dal Naviglio al Ticino, poi il Po, e dove si aggancia il Trebbia, via verso l’appennino lungo questo fiume. Poi l’Aveto, il Penna, il Taro, il Verde, il Magra, il Lucido, il Serchio, l’Arno, l’Elsa fino a Siena, l’Arbia, l’Orcia e il Paglia, fino alla confluenza di questo con il Tevere. E gli ultimi chilometri in barca per entrare a Roma dall’acqua.
I fiumi sono dimenticati, abbandonati, spesso torturati e violati, ma sono un mondo da scoprire. E Finelli vive belle scoperte, incontra sul suo cammino persone e storie da raccontare.
E il fatto che abbia inventato un cammino originale, in luoghi dove veder passare un camminatore era una sorpresa, gli ha consentito di vivere una esperienza senz’altro più ricca che non quella di camminare su un percorso in cui le persone del luogo si sono assuefatte ai viandanti.
La sua conclusione è interessante: “mi sono convinto che non viaggiamo per raggiungere qualcuno o qualcosa, ma per soddisfare una pulsione primaria scolpita nei meandri del nostro DNA, come fosse il bisogno di bere o respirare. E ho cominciato a considerare gli abituali sogni a occhi aperti davanti a un atlante non solo come una mia personale fissazione, ma la naturale attitudine del pronipote di una stirpe quadrupede.”Essere nomadi per bisogno ancestrale, e diritto inalienabile a essere nomadi. (LG)
- Camilla Dell’Agnola, Valentina Turrini – “Nel vivo” (CD), Tutl 2018
Camilla Dell’Agnola e Valentina Turrini non hanno registrato un disco dal vivo, ma “nel vivo”. Sono entrate dentro alla natura, registrando le loro serenate, lamenti e altri canti dell’anima immerse nella natura stessa. Le foto di copertina del CD sono simboliche: Camilla e Valentina cantano piegate, con la bocca vicina al torrente o il viso nell’erba.
La prima serenata ci fa capire qual è il concetto di “nel vivo”: è una serenata salentina, “Fiumi correnti”, cantata su un ruscello, e il rumore dell’acqua è il tappeto sonoro, la ritmica e l’armonia che si adatta al canto e alla quale il canto si adatta.
Poi il rumore di acqua si fa più forte, più intenso, e si passa per magia alla canzone successiva, “Llorar cantando”, dalla Galizia, registrata con le due voci sotto una cascata, e ci si immagina le due autrici bagnate da capo ai piedi, cantando.
Poi arriva un suono, alcuni strumenti, un tamburo, il vento ed è il bellissimo canto da Tuva, “Yrym chuve”, registrato tra le pietre del borgo abbandonato di Tiglietto, sulle montagne del Canavese. Una lode alla natura in canto difonico da ascoltare e di cui innamorarsi.
La quarta melodia è intorno al fuoco, che scoppietta nella notte. “O Rusinot” è una serenata in dialetto modenese, e in lontananza ci sono pecore, e arriva di nuovo un torrente per la canzone successiva, “Sol che una volta”, registrato immersi nelle montagne del parco Gran Paradiso. Passa un rapace e canta anche lui.
La sesta traccia è una ballata dalla Mordovia (Russia) “Voj murié”, parla di mare ma è registrata nei boschi del Gran Paradiso.
Si passa a una ninna-nanna dalla Georgia, “Nanas get’qvi”, le cavallette e il rumore della paglia su cui si siedono Camilla e Valentina per cantare in una stalla abbandonata di Tiglietto.
“Ero io” è diversa, è un racconto di ispirazione sufi recitato da Sista Bramini, la regista e fondatrice della compagnia teatrale “O Thiasos TeatroNatura”, di cui anche Dell’Agnola e Turrini fanno parte. Un racconto sul mistero della Vita che rinasce dalla Morte.
Riprendono i canti con “Dusha katrusi” dall’Ucraina, registrato in una chiesetta sulle rive di un torrente, con l’accompagnamento di mucche scampanellanti al pascolo e la viola suonata da Camilla Dell’Agnola.
Il CD si chiude con “Di te si n’averà” lamento funebre in lingua corsa, registrato al limitare del villaggio, saluto all’anima che s’incammina nell’eterno senza fine.Sono musiche e suoni nella corrente e controcorrente. Come piacciono a noi.
Vi consiglio di vedere questo video che spiega il progetto.
Il CD potete acquistarlo qui.(LG)
- Andrea Bocconi e Guido Bosticco – “Raccontare il viaggio. 30 lezioni dalla scrittura all’immagine”, Touring Club Italiano 2017
Camminare sviluppa la creatività, lo sappiamo bene. A tanti di noi, durante i cammini viene il bisogno, la voglia, la passione, di raccontare. Con la scrittura, ma anche con la fotografia, o i video. Ma come raccontiamo? Sappiamo farlo? Questo bel libretto ci viene in aiuto. Anche se non parla nello specifico di cammini, ma in generale di raccontare il viaggio: questo manuale è firmato dai docenti della Scuola del Viaggio. È costruito come un diario, con l’elastico che chiude, e quasi metà delle 192 pagine sono vuote, con le righe, da usare per gli appunti di viaggio, per fare esercizio. Le prime 102 pagine sono invece piene, ricche, scritte fitte fitte.
La prima parte è dedicata alla scrittura, a cui seguono parti dedicate alla fotografia (di Vince Cammarata), al video (di Andrea Canepari) e al taccuino o carnet di viaggio (di Stefano Favarelli).
Ma concentriamoci sulla prima parte. Scritta da Andrea Bocconi e Andrea Bosticco, la parte più succosa (o, per lo meno, quella da studiare per prima).“Usa frasi brevi –
Usa attacchi brevi –
Usa una lingua robusta –
Sii positivo, non negativo –
Evita il passivo –
Non usare mai un linguaggio antiquato –
Elimina ogni parola superflua”.Questo il testo appeso al muro della redazione dove Ernest Hemingway iniziò la carriera di giornalista.
Alcune regole essenziali per chi scrive. Ma cosa si vuole scrivere, mentre si viaggia? Si può scrivere un reportage giornalistico, un racconto di viaggio, un diario, una guida, un blog o altra scrittura online. Si deve scegliere, e per ogni genere c’è uno stile. E a chi ci rivolgiamo, scrivendo? A noi, per un diario intimo, a lettori letterati, a un pubblico più vasto, a un pubblico specializzato? Si deve scegliere, e per ogni pubblico c’è uno stile.
Bocconi e Bosticco ci guidano con esempi e consigli sula strada della scrittura di viaggio, e ci danno anche gli esercizi per vedere se abbiamo capito. Proprio come se fossimo allievi delle loro lezioni alla Scuola del viaggio. Che tra l’altro è diretta da un amico camminatore, Claudio Visentin. Altro amico camminatore è Andrea Bocconi, insieme furono autori di “In viaggio con l’asino”, storia del loro cammino nelle terre dei briganti in Abruzzo.
(LG) - Maria Clara Restivo – “La strada da fare. In cammino nella regione che (non) c’è”, Neo Edizioni 2017
Due giovani donne di Torino, Maria Clara e Giulia, hanno scelto la regione di cui sapevano meno. Era il Molise. Hanno partecipato al premio Fuori Rotta, proponendo di camminare il Molise per un mese, e vedere se il Molise esiste davvero. Dopo aver vinto il premio, sono partite in agosto 2015, e hanno scoperto un mondo inaspettato. Hanno camminato 25 giorni, hanno incontrato tantissime persone in quei bellissimi incontri casuali che il cammino ti riserva, soprattutto se sei in una regione del Sud, fuori dalle rotte più battute. Altri incontri erano organizzati in anticipo, grazie alla pagina facebook che avevano messo in piedi, c’era chi le aspettava, chi le ospitava a casa, tanta ospitalità calda, che ha sorpreso come elemento fondamentale queste due giovani torinesi abituate alla gentilezza di maniera dei sabaudi.
Questo viaggio veniva raccontato in un blog (Due passi in Molise), che è diventato un libro, ed è nata una comunità di persone. Maria Clara scrive bene (collabora con la Scuola Holden) e riesce a tratteggiare i colori, i profumi, i sapori del cammino.
Maria Clara e Giulia hanno provato a seguire i tratturi che dall’Abruzzo scendono in Puglia, passando appunto per il Molise, ma spesso si sono perse, spesso hanno camminato su asfalto.
Ma non è importante. Era altro che cercavano, era altro che hanno trovato.Sarebbe bello che da questo progetto nascesse anche un cammino, un percorso in Molise per portare sulle orme di Clara e Giulia centinaia e migliaia di camminatori. Come è successo per il Cammino dei Briganti. I cammini a questo servono: a unire con calore chi cammina con chi resiste in territori dove apparentemente c’è poco, ma c’è in realtà tanta umanità e tante potenzialità. I cammini possono dar vita ai territori, portare energia giovane, energia positiva, questo hanno fatto con il loro passaggio Clara e Giulia, questo dobbiamo fare tutti noi camminatori.
- Chris Lowney, José Luis Iriberri – “Il cammino di Sant’Ignazio”, Terre di Mezzo 2017
La casa editrice Terre di Mezzo è sempre più specializzata nel settore dei cammini spirituali e religiosi. In Italia sono quelli che pubblicano regolarmente le guide di tutti i cammini verso Santiago, tenendole aggiornate con regolarità, e anche le guide sulla Via Francigena e le sue varianti. Per non parlare di altri cammini come quelli di San Francesco, San Benedetto, ecc.
Per chi cerca novità, per chi ha già percorso vari cammini verso Santiago, e sente però ancora la nostalgia della Spagna, ecco che è uscita la guida al cammino di Sant’Ignazio di Loyola. Il percorso conduce da Loyola, nei Paesi Baschi, fino a Manresa, alle porte di Barcellona, lungo l’itinerario che cambiò la vita di Ignazio. Sono 660 km, proposti in 27 giorni di cammino, consigliate la primavera e l’autunno come stagioni ideali per percorrerlo. È segnato sul terreno con una freccia arancione, che si collega alla freccia gialla del percorso compostelliano. Anche questo cammino ha la sua credenziale, e c’è un sito internet www.caminoignaciano.org, anche in lingua italiana, dove trovare l’elenco aggiornato delle strutture ricettive, e altro. Ma la guida cartacea è importante, non solo per non perdere la via, ma anche perché contiene gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, meditazioni accompagnate da brani della Bibbia che consentono al pellegrino un percorso spirituale profondo, diviso giorno per giorno nelle Quattro Settimane del cammino stesso.
Il cammino passa per Logrono, poi per Saragozza, con la sua splendida basilica del Pilar, e per l’imponente complesso monastico di Montserrat.Gli autori della guida sono uno scrittore appassionato dei cammini in Spagna e un gesuita. Sono loro ad aver ideato e tracciato il cammino, che prevediamo avrà grande successo.
- Thich Nhat Hanh – “Camminare in consapevolezza”, Terra Nuova 2017
Per sintetizzare il contenuto di questo libretto, credo sia significativo riportare la frase iniziale:
“All’inizio della nostra vita, quando avevamo imparato da poco a camminare, lo facevamo solo per il gusto di camminare. Camminavamo e scoprivamo ogni istante, via via che gli andavamo incontro. Possiamo reimparare a camminare in quel modo.”
Ecco il senso della meditazione camminata per il grande maestro zen vietnamita Thich Nhat Hanh. Questo libretto è una antologia di brevi scritti, di pensieri e aforismi, dedicati al camminare in consapevolezza, all’utilizzare il camminare per tornare in presenza mentale, perché vivendo nel presente si trova armonia e pace.
Un libretto da portare nello zaino, da aprire durante una sosta seduti su un masso o sull’erba, per leggerne una o poche pagine, e poi rimettersi in cammino. Diventa uno strumento di supporto al vostro percorso di crescita interiore, grazie al cammino.
Quindi è un regalo ideale per questo Natale, ogni camminatore dovrebbe averne una copia! - Elisa Nicoli – “L’Italia selvaggia. Guida alla scoperta di luoghi incontaminati per tutti i piedi”, Altreconomia 2017
Conosco Elisa Nicoli da tanti anni, eravamo più giovani, lei molto più di me. Ora si è fatta grande, e sta pubblicando libri su vari temi, dall’ecologia alle pulizie creative. Con questo nuovo libro è tornata al suo vecchio amore, il camminare. Per l’editore Altreconomia è uscito “L’Italia selvaggia. Guida alla scoperta di luoghi incontaminati per tutti i piedi”. È un piccolo libro ma denso di proposte. Intanto la prefazione è di Franco Michieli, l’esploratore che collabora da anni con la Compagnia dei Cammini.
Esistono ancora in questa Italia cementificata luoghi selvaggi, dove la natura signoreggia e la presenza umana è rarefatta? Sono pochi, ed Elisa vi propone di conoscerli camminandoci dentro.
La dichiarazione di intenti è chiara: «Questo libro è alla portata di tutti, anche di chi è alle prime armi con l’escursionismo e non ha esperienza di selvatico. Se invece siete degli esploratori “patentati”, forse questo libro non fa per voi. In altre parole, non ce la sentiamo di mandare i nostri lettori allo sbaraglio, su tracce di sentieri che si perdono. Questo libro vuole essere un’iniziazione al selvaggio, uno sfiorarlo, un intravederlo, a volte un anelarlo, raggiungendolo solo in pochi momenti…».
Alle giuste e necessarie indicazioni preliminari seguono 14 schede di luoghi selvaggi. E si comincia con la famosa Val Grande. Di ogni luogo Elisa intervista uno specialista del luogo, guide, scrittori, guardiaparco, persone che vivono lì. Poi l’autrice descrive i buoni motivi per visitare quell’area, gli itinerari da fare a piedi, consigliando anche posti tappa, libri e mappe.Da Nord a Sud le aree selvagge sono anche la Val Codera, i Lagorai, la Valtramontina, poi negli Appennini la Valle dello Scesta, in Abruzzo la Cicerana e i Monti della Meta, poi più a sud l’Orsomarso, l’Aspomonte, in Sicilia Cava d’Ispica e in Sardegna il Supramonte.
Colpisce che nel libro la Compagnia dei Cammini non sia mai nominata, sebbene siano intervistate e coinvolte molte nostre guide (Franco Michieli, Cesidio Pandolfi, Nanni Di Falco, Paolo Iannicca), e sebbene la Compagnia dei Cammini non solo accompagni viaggi in quasi tutti questi luoghi, ma in molti di questi sia stata la prima associazione a farli conoscere al pubblico dei camminatori, penso agli Iblei, o al Supramonte, solo per citarne due. Noi, viceversa, il libro della Nicoli lo consigliamo a prescindere. Perché è ben fatto, e anche se non siamo nominati, in quei luoghi noi ci siamo e ci saremo. Per cercare il lato selvatico dentro di noi, e farlo conoscere a tutti voi. - Paolo Morelli – “Caccia al Cristo”, DeriveApprodi 2010
Devo ammettere che questo libro mi era sfuggito. Anche se conosco e stimo Paolo Morelli, di cui avevo recensito positivamente Vademecum per perdersi in montagna e Racconto del fiume Sangro. È un appassionato camminatore, e questi due libri lo testimoniano. Uno era una raccolta di aforismi divertenti e assurdi sui modi, gli errori, gli stili di andare in montagna, proponendo uno stile alternativo, il bello del perdersi e del vivere la montagna intensamente, senza paura; l’altro il racconto del suo cammino di 9 giorni lungo il fiume Sangro dalla sorgente alla foce nel Mar Adriatico.
Ho ritrovato questo libro mettendo in ordine. Non ricordo se me lo ha mandato la casa editrice (DeriveApprodi) o se me lo ha regalato l’autore in persona. Credo la seconda. È rimasto sotto una pila di libri per 7 anni o giù di lì (edito nel 2010).
L’ho preso in mano, ho cominciato a leggere le prime pagine, mi ha fulminato. Breve (solo 91 pagine) ma intenso. Come mai su internet non ho trovato neanche una recensione? Deve essere sfuggito anche agli altri. Forse perché la copertina è fuorviante? Avrebbero dovuto metterci una montagna e qualcuno che ci corre in mezzo?La storia è geniale: in un paesino di un luogo senza nome ma chiaramente la Majella in Abruzzo, è nata una strana tradizione. Per Pasqua, alla classica rappresentazione vivente della Processione del Venerdì Santo come ce ne sono tante da quelle parti, si è scelto un pastore per impersonare il Cristo, ma lui non vuole. Allora gli si dà la caccia inseguendolo per la montagna, fino a che lo si cattura e lo si costringe a vivere la passione di Cristo. Questo pastore selvatico ogni anno vive sulle sue spalle la via crucis, le frustate, lo scherno della gente, rivive la tragedia del Cristo. Poi lo lasciano libero, e l’anno dopo la caccia ricomincia, anche perché ormai è diventato un affare commerciale, attira più turisti la caccia al pastore che la processione. Caccia sempre più organizzata, sempre più diabolica, sempre più incapace lui stesso di rompere questo incubo, spezzando questo maleficio.
Un libro che potrebbe diventare un bellissimo film, ma servirebbero mezzi hollywoodiani per farlo bene.
Raccontata in prima persona è una storia divertente e terribile al tempo stesso, fatta di corse senza fiato sui monti della Majella innevati e primaverili, squadre di Carabinieri in tenuta alpina super tecnologica, con il contorno di troupe televisive a filmare la cattura. È una storia che fa riflettere, ci sono tanti spunti in questo piccolo libro, vi consiglio di aprire una caccia al libro (Amazon ne ha una copia…). Vale la pena inseguirlo anche fin sui monti della Majella… di corsa. - Andrea Bellavite – “Lo spirito dei piedi”, Ediciclo 2016
Un altro libretto (88 pagine) pubblicato da Ediciclo per la collana Piccola filosofia di viaggio che vorrei segnalarvi, anche se è uscito nel 2016 è quello di Andrea Bellavite, filosofo, teologo, scrittore e viandante. Lo spirito dei piedi sono riflessioni in libertà sul rapporto tra il proprio camminare e la Madre Terra, riflessioni che usano la metafora del cammino per parlare della vita. Si parla di pellegrinaggi in tutto il mondo spinti da un bisogno di ricerca interiore, ma anche della filosofia dell’alpinismo, di nomadismo per la sopravvivenza, del camminare da soli o in gruppo, pensieri in libertà per cercare di capire il camminatore nel profondo.
- Andrea Bianchi – “Il silenzio dei passi. Piccolo elogio del camminare a piedi nudi nella natura”, Ediciclo 2016
Ho sempre subito il fascino di coloro che camminano scalzi. Da tanti anni, da quando ho sentito parlare di barefooting, ho pensato che mi sarebbe tanto piaciuto provare a camminare scalzo. Ma pensavo anche che ci voleva molta determinazione, per farsi il callo sotto i piedi. Avevo conosciuto un uomo che era partito dal camminare sulle spiagge e ora camminava scalzo anche su sentieri difficili. Ma ogni volta che provavo, dopo essermi tolti gli scarponi, per esempio sui ciotoli al mare, sentivo dolore sotto i piedi, e lasciavo perdere l’idea.
Poi ho letto il libro di Andrea Bianchi Il silenzio dei passi. Piccolo elogio del camminare a piedi nudi nella natura, e la voglia mi è tornata. Perché Andrea Bianchi non è un estremista del camminare scalzi, non ne fa una filosofia di vita totalizzante, come spesso avevo letto in passato da altri. Andrea Bianchi, scrittore, gestore del portale Mountainblog, cammina scalzo ma usa anche le scarpe. Non gira in città scalzo, ma si toglie le scarpe per intensi momenti in natura, in cui il contatto tra piede e terra lo rende più vicino al tutto.
Secondo Bianchi camminare scalzi è il modo migliore per connettersi elettricamente con la terra (earthing) a scopo terapeutico. E riappropriarsi dei piedi, che di solito sono bloccati e non possono esprimersi al meglio. Nel piede ci sono 16 ossa, 33 articolazioni, 107 legamenti, 19 muscoli, 7200 terminazioni nervose, il tutto quasi sempre compresso nelle nostre scarpe e incapace di esprimersi.Quando un libro ti mette voglia di fare qualcosa, è un successo. A me mentre lo leggevo mi ha fatto togliere le scarpe e camminare scalzo prima lungo una spiaggia, poi su un sentiero, poi su scogli, fino a una torre saracena. Tornato a casa ho comprato un paio di scarpette con le dita, quelle scarpe inventate dalla Vibram per sentire il suolo, suola di 3 millimetri e movimenti delle dita libere come se si fosse scalzi, è un buon modo per abituarsi al diverso stile di camminata, anche Bianchi le usa quando non è scalzo. Sto usando le Fivefingers tutti i giorni, con grande soddisfazione. Anche questo è un modo per riportare i piedi a terra.
Andrea Banchi ha anche fondato una scuola, con lo stesso nome del libro, per avvicinare le persone alla camminata scalzi, ecco il link.Ediciclo continua a pubblicare interessanti libretti per la collana Piccola filosofia di viaggio, è un format che viene dalla Francia, piccoli libri di circa 90 pagine, si leggono in poche ore, tascabili, questo è uscito qualche mese fa ma merita senz’altro attenzione.
- Enrico Brizzi – “Il sogno del drago. Dodici settimane sul Cammino di Santiago da Torino a Finisterre”, Ponte alle Grazie 2017
Enrico Brizzi è stato il primo scrittore in Italia a occuparsi di cammini, nel 2005 raccontò in Nessuno lo saprà le gesta di un gruppo di amici che a piedi percorsero un coast to coast dall’Argentario al Conero. Da lì è iniziata per lui una nuova vita, come scrittore aveva perso stimoli, e il cammino è diventato per lui passione e lavoro. Ha camminato e raccontato la Via Francigena da Canterbury a Roma, e ha raggiunto Gerusalemme seguendo le vie di pellegrinaggio medievali. Alla sua trilogia delle classiche medievali mancava solo il Cammino di Santiago. Brizzi è partito a piedi da Torino e ha attraversato la Francia fino al Col du Somport, poi in Spagna il Cammino Aragonese e il Cammino Francese fino a Santiago e a Finisterre. E ha raccontato questo suo cammino nel nuovo libro Il sogno del drago (Ponte alle Grazie).
Come molti camminatori Brizzi aveva un pregiudizio verso il Cammino di Santiago. Ma dopo aver attraversato la Val di Susa, la Provenza, Camargue, la Linguadoca, la regione di Tolosa, la Guascogna, tutte zone dove non ha incontrato nessuno, immettersi nel fiume dei pellegrini oltre Pamplona, vedendo così tante persone con lo zaino come non ne aveva mai viste in tutta la vita, è rimasto affascinato da questi volti, racconti, facce, storie e il Cammino è diventato il suo Cammino, entrando in quel ritmo e in quel flusso.
La scrittura di Brizzi è brillante e piacevole, come sempre. Scritto in seconda persona, come sempre. Il racconto segue il diario di cammino, erano partiti in tre, Brizzi con due amici psicoatleti, poi rimangono in due, poi lui da solo; Brizzi questa volta approfondisce anche il suo rapporto con la religione, la sua fede, e si diletta nel raccontare alcuni aspetti storici, le vite dei re di Francia, del Cid e altro. Gli incontri, anche sentimentali, lungo il cammino fanno parte dell’esperienza in modo forte.
Brizzi è sempre di più un camminatore, il suo percorso lo ha portato da essere scrittore che racconta il cammino a camminatore che scrive e si racconta. Dentro di sé ha l’urgenza di mettersi lo zaino in spalla e partire. Brizzi è uno di noi, e infatti fa parte della squadra della Compagnia dei Cammini accompagnando qualche breve escursione di pochi giorni nei Cammini d’autore.Ho intervistato Enrico Brizzi per la mia trasmissione su Radio Francigena, è una puntata speciale tutta da ascoltare, ecco il link.
- Matteo Melchiorre – “La via di Schenèr”, Marsilio 2016
Ho chiesto ad amici di Feltre e Belluno se conoscevano la Via di Schenèr, pare sia ormai dimenticata. Era una via di collegamento medievale importante (le prime tracce risalgono al 1200), importante sebbene passasse in una stretta gola sul torrente Cismon, era una via perigliosa e orrida, spesso franava, i ponti richiedevano continua manutenzione, era lunga e faticosa. Ma collegava due mondi vicini e lontani, Feltre che era veneziana e Fiera di Primiero che era austriaca, c’erano i tedeschi di là. Questo passo di montagna che aggira le Vette Feltrine era utilizzato per portare a valle la legna, usando anche l’acqua del Cismon come mezzo di trasporto; ma era usato anche per trasportare lana, ferro, derrate alimentari, fieno. E siccome i due territori, sebbene divisi politicamente e spesso nemici erano sotto la stessa diocesi vescovile, su questa via ci si muovevano vescovi e altri religiosi in visita pastorale. Ecco che il giovane storico feltrino Matteo Melchiorre dopo aver tentato senza successo una prima esplorazione in quella forra abbandonata, si è buttato a capofitto negli archivi, e il libro narra il processo della sua ricerca, il fascino di questo testo sta nel doppio piano, la storia nei secoli di questo cammino che collegava due mondi, e la storia di come un giovane ricercatore si appassioni sempre di più a una idea, seguendo le tracce dappertutto, nei quadri in musei austriaci, negli archivi dei comuni e delle diocesi, ma anche le tracce nei paesi, e le esplorazioni sul campo, camminate spesso avventurose e rocambolesche. Quando la storia diventa avventura.
- Luca Gianotti – “Rapporto a Kazantzakis. La traversata di Creta a piedi”, Edizioni dei Cammini 2017
Raccogli un sasso sulla spiaggia più a est, lo infili in tasca e inizi il tuo cammino. Nei trenta giorni che seguono non si contano le volte in cui lo tocchi, anzi, lo accarezzi, lasciando scivolare le tue dita lungo la superficie liscia: solo per sincerarti di non averlo perso. Solo per poter arrivare in fondo – al mare più a ovest, quello che guarda la Libia – e lasciarlo cadere dietro di te.
Un gesto così, ma sono gesti così che danno anima a un viaggio. Come un rito che segna l’inizio e la fine. Poi, in mezzo, ci sono le altre cose: e quante ce ne sono in Rapporto a Kazantzakis di Luca Gianotti (Edizioni dei Cammini), uomo che come pochi ha indagato le infine possibilità del cammino. - Paolo Ciampi – “Per le Foreste Sacre. Un buddista nei luoghi di San Romualdo e San Francesco”, Edizioni dei Cammini 2017
L’ideale di un diario di viaggio? Far venir voglia di fare quel viaggio, di ripetere le orme dell’autore, di seguire le sue tracce. Conoscevo il Cammino delle Foreste Sacre in Casentino, ma non ne avevo mai sentito il richiamo. Ora, dopo aver letto Per le Foreste Sacre. Un buddista nei luoghi di San Romualdo e San Francesco la voglia mi è venuta, e questo rende merito all’autore Paolo Ciampi. Che è scrittore navigato, ha pubblicato tanti libri di generi diversi, e anche tanti resoconti di viaggio, prima in bicicletta, ora da qualche tempo anche a piedi.
Da poco è uscito per Ediciclo Tre uomini a piedi, resoconto del suo cammino lungo la Via degli Dei, la Bologna – Firenze a passo lento. Ora ecco questo nuovo diario, un racconto più intimo, perché parte del cammino Ciampi lo percorre da solo, e anche quando i suoi amici lo raggiungono, cammina spesso in solitudine, immerso nei suoi pensieri e nel suo sentire, per cercare di carpire il sacro dei luoghi. Sacro che trova soprattutto negli alberi, le foreste appunto. Da letterato, Ciampi sente il richiamo del botanico, invidia il rapporto poetico che con gli alberi ha Tiziano Fratus, autore che entrambi stimiamo.
Ciampi mentre cammina medita sulle parole, sull’etimologia di eremita, asceta, anacoreta, sacro (ciò che separa, ciò che unisce). La sacralità buddista e la sacralità cristiana diventano un tutt’uno.“Itai doshin: diversi corpi, stessa mente. Così come dev’essere, per il buddismo. Non lo stesso corpo, ma nemmeno una mente diversa. Piuttosto ognuno a modo suo, eppure con lo stesso obiettivo. Ognuno con il suo passo e il suo respiro, su per questo stesso sentiero. Muscoli e polmoni che lavorano insieme. E di parole, davvero, non c’è più bisogno”.
Anche se di parole Ciampi vive, e a ogni passo le parole dentro di lui diventano parole che velocemente finiscono sulla carta. Creatività in cammino, cammino che diventa creatività.
Ciampi è anche nostalgico, spesso rimpiange “le buone vecchie cose di una volta”, e lo fa sempre con un tono leggero e divertente (come quando fa l’encomio della cabina telefonica).
In questo libro Paolo Ciampi ha messo dentro tutto se stesso, con sincerità, il cammino si fa autobiografia, l’uomo si svela, e lo fa in cammino.