» Sommario delle recensioni

Andrea Bocconi, “India formato famiglia”, Guanda, 2011, 13,50 euro
Il nuovo libro di Andrea Bocconi è molto interessante, perché Bocconi scrive bene, e ha la sensibilità di cogliere le sfumature. E’ ancora un libro di viaggio, ma non è un viaggio a piedi, come i suoi due precedenti, “Di buon passo” e “In viaggio con l’asino”, sempre pubblicati da Guanda.
È un viaggio in India, luogo che Bocconi conosce bene e dove è stato tante volte. Ma mai con la moglie e i due figli. Questa volta vuole provare a far vivere ai suoi due bambini, Tommaso di sei anni e Martina di dieci, l’amore per questa terra. E allora organizza un viaggio di un mese, e tutti i padri viaggiatori potrebbero trovare in questo libro suggerimenti interessanti su come organizzare un viaggio che sappia coinvolgere i propri figli tenendo conto delle loro esigenze, ma anche di quelle dei genitori.
Il libro non è solo questo. E’ un occhio attento sulla cultura indiana, anzi sulle tante culture indiane, sulle diverse espressioni religiose, l’incontro con induisti, musulmani, buddhisti… e l’incontro finale con gli italiani che hanno aperto in India due scuole (il progetto Alice), dove Bocconi incontra anche il Dalai Lama, è un approfondimento interessante su forme educative diverse da quelle a cui siamo abituati, anzi, direi, rassegnati.
L’occhio attento di Andrea Bocconiè senz’altro facilitato dalla sua professione  di psicoterapeuta (specializzato in psicosintesi). Bocconi ha anche un sito interessante: www.kere.it.


 

Mirna Fornasier, “Nel silenzio dell’Aquila”, Ginko, 2010, 13 euro
Una madre, un figlio adolescente uscito miracolosamente da un incidente stradale, dopo l’ennesima serata in discoteca, la madre che si interroga su come essere madre, il figlio che la rifiuta anche in ospedale. La decisione è di quelle misteriose: cosa l’avrà spinta a partire? Ma parte, da sola, per un viaggio a piedi nella Lapponia svedese, la terra dei Sami, neve che si scioglie, paludi, fiumi da attraversare, 23 chili di zaino sulle spalle, incontrando in dieci giorni di cammino pochissime persone. Alla ricerca del silenzio, per guardarsi dentro, in un viaggio catartico, per trovare se stessa e il rapporto col figlio. E trovare il rapporto con  Madre Terra.
L’autrice racconta in terza persona, per sentirsi libera di raccontare la parte più intima del suo viaggio, e ci riesce. E’ l’aspetto più commovente del libro, le debolezze e la forza di questa madre nel suo viaggio iniziatico.


 

Enrico Brizzi, Marcello Fini, Samuele Zamuner – “Italica 150. Cronache e voci di un Paese in cammino”, Pendragon 2011 – 15 euro
Italica 150, la camminata di Enrico Brizzi and friends, diventa libro. A dir la verità già un altro libro era stato costruito su questa camminata, il romanzo di Brizzi “Gli psicoatleti”. Questo invece è il libro-documentario di questo viaggio in stile rock dalla Vetta d’Italia in Alto Adige a Capo Passero nel Sud della Sicilia.
Brizzi ha scritto la prima parte, il racconto del viaggio stesso. Ecco un estratto che ben sintetizza lo stile del viaggio: « La Calabria è lunga in moto – ci ammonisce un centauro tedesco in pausa-pranzo. “Ve lo dico io, a piedi diventerete pazzi.” Per un attimo valuto di spingerlo oltre il parapetto sul quale è appollaiato a bere latte e masticare gallette, giù per la scogliera scalata nottetempo dai Saraceni, verso il blu senza fondo del Tirreno; mi trattengo, invece, e con il fido fotografo Franz scavalco il guard-rail per aggirare la galleria della Statale lungo la vecchia strada panoramica. Il cartello presso l’imboccatura ci informa che la galleria è lunga un certo numero di metri e si chiama “Apprezzami l’asino”.
“Apprezzami l’asino” grido allora, rivolto al tedesco immobile con le sue gallette e il tetrapak di latte. »
Il libro prosegue con i contributi degli altri camminatori del manipolo psicoatletico. Marcello Fini ha scritto gli approfondimenti storico-letterari. La terza parte sono le foto di Francesco Monti. Conclude il libro una serie di interessanti interviste di Samuele Zamuner fatte a personaggi noti, a cui chiedere lo stato dell’arte dell’Italia oggi, e i cambiamenti rispetto al passato. Tra loro le giovani politiche Giorgia Meloni e Debora Seracchiani, il giornalista Olivero Beha, l’esperto di ambiente e di clima Luca Mercalli e don Andrea Gallo.
Per capire che fa adesso Enrico Brizzi di bello, come vive il camminare, lo scrivere e il rock, lo abbiamo intervistato in esclusiva per voi. Ecco l’intervista completa.


 

Stefano Ardito – “Appennino Bianco” voll. 1 e 2, Iter 2011 – 9,90 euro ogni volume
Stefano Ardito, il più grande divulgatore di escursionismo degli ultimi 30 anni, autore di centinaia di libri su questo argomento, ha ripubblicato da poco una nuova edizione riveduta e aggiornata di “Appennino bianco”, in due volumi. Più propriamente, si parla di itinerari nell’Appennino centrale, in particolare nei Monti Sibillini, Laga, Gran Sasso, Terminillo, Velino (primo volume), Sirente, Sibruini ed Ernici, Parco d’Abruzzo, altopiano della Cinque Miglia e Majella (secondo volume).
Il primo volume propone 84 itinerari, il secondo volume 81. Si va alla scoperta dell’Appennino in inverno, con neve e ghiaccio, quando queste bellissime montagne si trasformano e offrono il loro lato più selvaggio e solitario, il silenzio della neve, appunto.
Gli itinerari proposti sono divisi in tre discipline: ciaspole, piccozza e ramponi, e sci da fondo. Molti itinerari però possono essere percorsi in modi diversi, a seconda delle condizioni della neve, per esempio. E ci sono itinerari di varie difficoltà, da quelli per principianti della montagna in inverno, a quelli per appassionati curiosi ed esigenti. Il lavoro è scrupoloso, e si avvale della collaborazione delle Guide alpine. Ogni volume è introdotto da suggerimenti pratici sull’attrezzatura, l’abbigliamento, la sicurezza e il soccorso, e informazioni sulla flora e la fauna incontrate.


 

Thich Nhat Hanh, “Fare pace con se stessi”, Terra Nuova Edizioni, 2011, 14 euro
Questo libro non parla di camminare, ma parla ai camminatori. Parla soprattutto del nostro cammino interiore. Thich Nhat Hanh è il maestro zen che più di ogni altro ha messo al centro del percorso spirituale di ognuno il camminare. Per questo ogni camminatore dovrebbe ascoltarlo con attenzione. Questo libro parla di guarire le ferite e il dolore dell’infanzia, trasformandoli in forza e consapevolezza. Parla di come trasformare la sofferenza, riconciliarsi, prendersi cura delle proprie emozioni e trovare energia nella presenza mentale.
Ecco un piccolo estratto:
“Ognuno è capace di inspirare e di celebrare la vita con ogni inspirazione, ma c’è qualcosa che ostacola il nostro cammino. Quando camminiamo, ogni passo può aiutarci a essere in contatto con le meraviglie della vita presenti qui e ora. Sappiamo che ci sono la primavera, il sole, la vita e i fiori che ci sorridono. In teoria dovremmo essere in grado di stabilire un contatto con queste meraviglie per essere nutriti e guariti. Ma qualcosa ostacola il nostro cammino e ci impedisce di essere felici e a nostro agio. Abbiamo perso il sorriso.
Tuttavia possiamo ritrovarlo. Ogni passo in contatto con la vita e le sue meraviglie ne è una celebrazione. Camminando in questo modo, camminiamo in libertà, libertà da sofferenza, paura e disperazione. Tale libertà è il fondamento della nostra felicità. Quando camminiamo, camminiamo da persone libere. E quando siamo liberi, siamo in contatto con le meraviglie della vita che ci guariscono e nutrono.”
Per chi non conosce il maestro Thich Nhat Hanh, ecco il suo sito italiano: esserepace.org


 

Davide Sapienza, “La musica della neve. Piccole variazioni sulla materia bianca”, Ediciclo 2011, 9 euro
Davide Sapienza ha pubblicato un nuovo piccolo libro, “La musica della neve”, proseguendo la sua ricerca letteraria in forma di scrittura tra poesia e suggestione interiore. Sapienza ama la natura, e ama la neve. E’ un elemento in cui sa immergersi con il corpo e con lo spirito. Se volete capire di cosa si tratta, credo la cosa migliore sia leggere un estratto, dedicato al whiteout, tratto dalla rivista Doppiozero.
Ecco ora una breve intervista a Davide Sapienza, per parlarvi un po’ del suo libro, vi ricordiamo che lo scrittore Davide Sapienza accompagnerà nel 2012 un viaggio con la Compagnia dei Cammini, con la quale è legato da amicizia e collaborazione, sarà un viaggio in Val d’Ultimo, UltenTal, dal 7 all’11 ottobre, per farsi guidare da Sapienza ad ascoltare cosa i larici, le acque limpide e gli animali avranno da dire. Perché Davide fa così: entra in relazione con la natura per ascoltarne i racconti.
Ediciclo Editore e la casa editrice francese Transboréal hanno siglato una partnership per diffondere nel mercato editoriale italiano la collana “Piccola filosofia di viaggio”, gli altri titoli pubblicati sono traduzioni dal francese, i primi già in libreria sono “Il richiamo della strada”, “L’euforia delle cime” e “Il mormorio delle dune”. Di questi vi recensiremo prossimamente.


 

Italo Bertolasi, “Nell’anima del mondo” Urra Edizioni, 2010, 19,90 euro
Italo Bertolasi è persona eclettica, questo suo nuovo libro è una autobiografia di esperienze sul campo, viaggi e pellegrinaggi in Oriente, ma è anche una guida ad alcune pratiche di consapevolezza nella Natura. Pratiche che Bertolasi ha imparato sul campo, tra i Buddha maratoneti in Giappone, gli sciamani nepalesi, i maestri sufi di angoli remoti del Pakistan o gli ultimi residui si spiritualità taoista sopravvissuti al regime maoista in Cina. Bagni di cascata, bagni di foresta, camminate meditative, Qi Gong, queste alcune delle pratiche proposte nel libro. Un libro con due letture possibili, dunque. Da una parte la storia di una vita in cammino verso Oriente, dalla prima comune anarchica fondata in Pakistan, nelle zone tribali del Nord Est, nel 1972 insieme al batterista dei Profeti Raffaele Favero, poi diventato Rafiullah Khan (morì in circostanze tragiche, schiacciato da un carro armato in Afghanistan). Esperienza finita male, quella della comune, i kafir (infedeli) italiani vengono prima tollerati poi perseguitati. Italo Bertolasi diventa allora fotografo, antropologo, giornalista, ma le sue mete sono sempre alla ricerca della spiritualità orientale, fino al recente impegno in un’associazione di clownterapia legata a Patch Adams, con frequenti viaggi in Nepal per ospedali, con i nasi rossi.
L’altra lettura è rivolta a chi cerca ispirazione per le sue pratiche nella Natura, le esperienze di Bertolasi possono essere applicate in tanti campi, lui stesso lo fa in modo eclettico, appunto, e il camminatore consapevole può trovare spunti per studiare i collegamenti tra camminare e spiritualità.
Per questo abbiamo raccolto una piccola intervista con l’autore, per approfondire proprio gli aspetti legati al camminare.


 

Marco Aime, “Rubare l’erba”, Ponte alle Grazie, 2011, 12 euro
Marco Aime nel suo nuovo libro “Rubare l’erba” racconta la vita dei pastori conosciuti nella sua infanzia, quando passava le vacanze a Roaschia dai nonni e Roaschia a quel tempo era il posto dei pastori. Non è ortodosso, il coinvolgimento emotivo in uno studio antropologico, ma in questo caso il risultato è affascinante, a metà tra una ricerca e un racconto poetico.
Quando il giovane Marco era bambino e non voleva mangiare, i nonni gli dicevano “Dovresti andare un po’ con i pastori, vedi che impareresti!”. Perché la vita dei pastori era dura, sempre a viaggiare, dal paese scendevano nelle Langhe, nel Monferrato fino alla pianura dalle parti di Piacenza, per “rubare l’erba” di altri, sempre stranieri e sempre visti come invasori. E questi pastori sono uguali a tanti altri, i pastori abruzzesi in cammino verso la Puglia non erano molto diversi.
I pastori sono camminatori per forza. Perché le pecore non hanno erba tutto l’anno negli stessi posti, i pastori si devono spostare e lo sanno fare: “uno dei saperi del pastore, che tu non sai: conoscere la strada, trovarla sempre”.
Il vecchio Toni, che racconta la sua vita ad Aime, racconta i pastori come persone di cui gli stanziali (i contadini, gli “uvernenc”) sospettavano, dice “Noi pastori eravamo sempre dalla parte del torto, perché rubavamo l’erba”. Nelle sue parole c’è rassegnazione, la rassegnazione di chi sa di dover subire per forza qualche discriminazione, qualche insulto. I pastori si sentivano fratelli con gli zingari. Venivano chiamati i “gratta” dai contadini.
“Si cercava di passare nei posti non troppo affollati, di nascondersi un po’, sempre in colpa, sempre dalla parte del torto, lungo strade poco battute dove, magari, incontravi altri come te. Altri con le pecore, altri che venivano dalla montagna, altri che andavano”. Dal libro di Aime esce la nostalgia per i pastori erranti, erano brava gente che sopravviveva alla povertà senza aspettarsi altro dalla vita. Libro consigliato a tutti quelli che vogliono camminare sulle tracce dei pastori, nelle valli piemontesi, ma anche sui tratturi d’Abruzzo o nei supramonti sardi.
Luca Gianotti ha intervistato Marco Aime in esclusiva per voi, Aime ha parlato anche di turismo responsabile, di cui è esperto, leggete l’intervista qui.


 

Enrico Brizzi, “Gli psicoatleti”, Dalai Editore, 2011, 20 euro
Se Labbucci sostiene che i camminatori sperimentano dal vivo l’uguaglianza, perché in cammino scompaiono le distinzioni sociali ed economiche, di razza e di sesso, Enrico Brizzine “Gli psicoatleti” canta le gesta di una fantomatica Società Nazionale di Psicoatletica che sarebbe nata 150 anni fa, nel 1861, e grazie al camminare avrebbe attraversato le epoche della storia italiana schierandosi sempre con i valori positivi della società e del tempo, con Garibaldi, contro le guerre, contro gli stati nazionali ma anche contro la regionalizzazione, insomma Brizzi è chiaramente dalla parte dei camminatori, al punto da creare una mitologia a loro uso e consumo.
Dopo la lettura del suo ultimo romanzo, infatti, a chi non verrebbe voglia di creare davvero una Società di psicoatletica, visto che la storia è già scritta? Brizzi è uomo schivo e dalle amicizie selettive (la sua banda di amici, quarantenni in crisi tra superficialità e profondità, è protagonista del libro) e quindi difficilmente si imbarcherà in questo, ma secondo lo statuto della Società di psiocoatletica il ruolo di nuovo presidente (o gubernator) toccherebbe proprio a lui!
Nella Società c’è anche un mistero, l’Uomo Verde, uno dei fondatori, dedito a pratiche occulte, crea una scissione e fonda una società segreta, la Confraternita dell’Uomo Verde, dedita “alla pratica del viaggiare a piedi sino alla sfinimento al fine di creare dentro di sé l’auspicato “deserto interiore”.
Enrico Brizzi scrive bene. Ed è un bravo fotografo. Con le pupille e con le parole fotografa la realtà e la trasforma in romanzi. I suoi viaggi a piedi sono motivo d’ispirazione, e dal viaggio Italica 150, tutta l’Italia a piedi dall’Alto Adige alla Sicilia, nasce questo che è il suo romanzo più lungo perché è il cammino suo più importante.
Brizzi fotografa e poi ritocca, come chi usa Photoshop. Al punto che leggendo non si sa mai cosa sia ispirato alla realtà e cosa sia finzione. Fotografa, poi aggiunge un po’ di mistero, un po’ di avventura, un po’ di storie d’amore. E il gioco è fatto, il risultato è eccellente.
Con questo romanzo si sarà conclusa una trilogia di storie in cammino, dopo “Nessuno lo saprà e “Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro” ? Non lo sappiamo, quello che è certo è che noi camminatori in queste storie ci ritroviamo, e che un altro merito di Brizzi è di aver avvicinato tante persone giovani al camminare, e non è un merito da poco.
Un piccolo vezzo personale, per concludere. È la seconda volta che Brizzi mi inserisce in un suo libro. Questa volta è un suo compagno di cammino a dire “ci rideranno tutti dietro!”. “Tutti chi?” “La scena! Luca Gianotti, il CAI, …” . “Luca Gianotti non lo conosci nemmeno…” . Questo ruolo del critico severo del mondo del camminare è molto divertente, mi ha subito portato alla mente il critico rompicoglioni per eccellenza, nelle parole di Guccini “un Bertoncelli, un prete, a sparare cazzate!”


 

Antonio Labbucci “Camminare, una rivoluzione”, Donzelli Editore, 2011, 15 euro
Qualcuno doveva prima o poi scriverlo un libro così. “Camminare, una rivoluzione”, ci ha pensato Antonio Labbucci. Che ha saputo cogliere lo spirito del tempo, lo Zeitgeist. Labbucci non è un camminatore di professione, e non è neanche un camminatore pubblico, non ha mai avuto rubriche alla radio in cui raccontarsi in cammino, che io sappia. La cosa più strana: è un politico.
Ma ha sensibilità, e ha colto il potere dirompente del camminare, e il libro cerca di dimostrare questa tesi “non c’è nulla di più sovversivo, di più alternativo al modo di pensare e di agire oggi dominante che il camminare”. Tesi forte, non trovate? Ma è da tanto che lo diciamo.
E Labbucci per dimostrare la tesi investiga tra i pensatori che si sono occupati di camminare, partendo da Chatwin e dalle sue riflessioni sul nomadismo, per arrivare a Benjamin e le sue riflessioni sul flaneur.
Interessante la riflessione su democrazia e uguaglianza, che in questo momento sono agli antipodi, perchè la democrazia è basata sulla disuguaglianza, e uguaglianza è il valore primo dei camminatori (e quindi democrazia e camminare non stanno insieme), riflessioni che partono da Rousseau, ecco un bel passo:
“Chi cammina fa sempre una doppia esperienza: della differenza e dell’uguaglianza, dell’individualità e della socialità, di se stessi e del mondo. Si cammina sempre dentro un contesto naturale e dentro un contesto sociale; e siccome i piedi fanno muovere il pensiero, è inevitabile domandare e domandarsi”.
Bravo Labbucci, ci voleva un libro così. Un libro che invita alla lotta per un mondo migliore, partendo dal camminare. Un libro che si conclude con l’appello “Camminatori di tutto il mondo, uniamoci!”.


 

Lanfranco Giorgi, “Escursionismo: ben-essere altrove”, La Caravella editrice, 2011, 13 euro
Libro molto interessante, questo di Lanfranco Giorgi, uscito per una piccola casa editrice e trovato un po’ per caso. Anche perché il titolo non gli rende merito (proprio bruttino!). Giorgi ama le citazioni e il suo libro ne è pieno. Ogni affermazione è supportata da citazioni, che in alcuni casi rendono la lettura un po’ discontinua.
Ma i pregi sono tanti. Lanfranco Giorgi è un accompagnatore volontario in associazioni di escursionismo, ed è persona colta e curiosa, e ha raccolto e ben amalgamato riflessioni molto interessanti sul camminare come strumento di benessere e di cura, gli aspetti psicologici del camminare, gli aspetti sociali, e le varie filosofie che parlano di camminare.
Il libro di Giorgi si conclude con la filosofia del camminare della Compagnia dei Cammini, scritta dal sottoscritto, e questo ci fa piacere. Sempre in conclusione Giorgi cita il libro di Domenico De Masi “Ozio creativo” dove si elencano i beni rari della società del futuro, i beni che saranno la vera ricchezza. De Masi cita il poeta Hans Magnus Enzensberger, secondo il quale sarà ricco in futuro chi possederà “il tempo, l’autonomia, lo spazio, la tranquillità, il silenzio, l’ambiente ecologicamente sano.” De Masi di suo aggiunge “la convivialità e la bellezza”. La conclusione di Giorgi, assolutamente condivisibile, è che noi camminatori siamo gli uomini del futuro, perché possediamo tutte queste cose, abbiamo tempo e non abbiamo fretta, siamo liberi e autonomi, abbiamo spazio e ambiente naturale sano in cui muoverci, il silenzio e la tranquillità sappiamo dove trovarla, ma anche la convivialità quando camminiamo in gruppo. E la bellezza è tutta intorno a noi, quando siamo nella natura. Ecco il manifesto del camminatore come uomo nuovo!
Per conoscere Lanfranco Giorgi l’ho intervistato per voi.


 

Carla De Bernardi, “Tutte le strade portano ad Assisi”, Mursia, 2011, 17 euro
Carla De Bernardi esce in libreria con un secondo libro a breve distanza da “Contare i passi”, opera prima dedicata alla sua esperienza di pellegrina laica sul Cammino di Santiago. Il secondo libro ci racconta dei cammini sulle orme di San Francesco. E’ un diario di viaggio, ma è anche una guida per i pellegrini, e una raccolta di notizie storiche e memorie dei luoghi. Con un piccolo gruppo di amici Carla De Bernardi ha percorso il Cammino da Davadola in Romagna ad Assisi in 12 tappe e 300 chilometria piedi. Carla è persona attenta, e il suo libro può essere molto utile per un camminatore che voglia toccare i luoghi francescani. Perchè il diario è pieno di consigli pratici, arricchito da belle foto, da una breve storia del camminare iniziale, e da un’appendice con consigli pratici sull’attrezzatura di viaggio (scritta da Alberto Conte).
Tra i protagonisti del libro, i compagni di cammino di Carla, ci sono personaggi noti al mondo dei camminatori: Alberto Conte, guida della Compagnia dei Cammini e creatore del Movimentolento e Giovanni Balzaretti, attore pellegrino esperto della Via Francigena. Ma anche incontri con viandanti, preti ospitali, pizzaioli accoglienti coi pellegrini, e Angela Seracchioli, la creatrice del sentiero “di qui passò Francesco” all’arrivo.
«Ci sono due, anzi tre, Cammini di Assisi», spiega de Bernardi, «percorsi straordinari nel cuore del nostro Paese, della nostra cultura e della nostra natura. Il primo parte da Dovadola in Romagna e in 12 giorni arriva ad Assisi. Il secondo parte da La Verna, in Toscana, dove incrocia il primo, e arriva a Poggio Bustone nel Lazio. Lì si ferma, per ora. Da La Verna ad Assisi proseguono vicini e si incontrano quasi a ogni fine tappa. Il terzo parte da Citerna, in Umbria, e raggiunge Roma per una strada diversa ma contigua. I tre itinerari si snodano attraverso le tappe più significative nella vita di San Francesco».


 

Valentina Musmeci, “Dove pensano gli asini”, Curcu&Genovese, 2011
L’asino è tornato. Non sui sentieri, lì c’è sempre stato. E’ tornato nei cuori della gente. Questa bella riflessione è di Massimo Montanari,la cui prefazione al libro che vi presentiamo è intensa e carica di amore per i pazienti amici a quattro zampe. Il libro di Valentina Musmeci “Dove pensano gli asini” è il diario di viaggio di un trekking con gli asini nella catena dei Lagorai, diario di viaggio in parole e fotografie.
Ogni anno un gruppo di 16 amici parte per i Lagorai con una decina di asini, e questa avventura in completa autonomia diventa motivo di riflessione sul viaggiare a piedi, sugli asini come animali totemici, amici di viaggi, maestri di vita. La Musmeci ci fa conoscere le sue montagne e gli abitanti che hanno scelto di vivere lassù tutto l’anno, in malghe fuori dalla pazza folla. E’ un libretto che fa venir voglia a tutti i camminatori di provare questa esperienza, di camminare con gli amici dalle orecchie lunghe, Valentina Musmeci spiega le differenze e il valore speciale che un viaggio con gli asini ha rispetto a un viaggio a piedi solo con umani.


 

Angela Maria Seracchioli, “Con le ali ai piedi”, Terre di Mezzo, 2011
Paola Lugo, “101 camminate in montagna”, Mondadori, 2011
Vi voglio parlare di due libri scritti da donne, come spesso accade quando si tratta di camminare. Il primo è di Angela Seracchioli, che continua il suo lavoro spesso solitario di creare sentieri sulle orme di santi. Dopo il sentiero “Di qui passò Francesco”, che da La Verna conduceva a Poggio Bustone, ora la Seracchioli propone un cammino che da Poggio Bustone (vicino a Rieti) conduce a Monte Sant’Angelo in Gargano in 500 chilomentri e 25 tappe. Seguendo le suggestioni storiche, che sono la parte più interessante della guida. Il nuovo cammino parte dai luoghi francescani del rietino, e segue l’ideale percorso che questo santo fece nel suo pellegrinaggio verso la grotta di San Michele, uno dei luoghi in cui nel Medioevo un pellegrino doveva assolutamente recarsi in visita.
Lavoro interessante, ma da perfezionare: troppo asfalto, per ora, e molti di noi non gradiscono camminare su asfalto. Ma molti sentieri recenti nascono così: prima in gran parte su asfalto, poi pian piano si cercano le varianti su sentiero. Quindi ci auguriamo che la Seracchioli prosegua il suo lavoro per offrire questa bella idea di un unico sentiero francescano percorribile da tutti.

L’altro libro è scritto da Paola Lugo, pubblicato da Mondadori, si intitola “101 camminate in montagna”. A questo libro hanno collaborato anche alcune guide della Compagnia dei Cammini: Luca Gianotti ha scritto cinque itinerari, Nanni Di Falco tre, Luca Maria Nucci uno.
Il lavoro di Paola Lugo è stato da certosino, selezionare 101 passeggiate, ovviamente con criterio soggettivo, ma molti di questi itinerari li ha camminati lei in due anni di studio. Il risultato è buono, un libro ben fatto, con la prefazione di Mauro Corona che invita alla scoperta della “schiena contorta delle più belle montagne d’Italia”.
Se si vuole trovare un difettuccio a questo libro, è che 73 itinerari su 101 sono nelle Alpi. Un po’ squilibrato, ma un tempo la si pensava così, le camminate più belle erano alpine, mentre il Centro-Sud non era considerata terra di montagne o di natura selvaggia. Per molti di noi, cresciuti in questa logica, scoprire che spesso è vero il contrario ci ha cambiato l’idea del cammino!


 

Carla De Bernardi, “Contare i passi”, Mursia, 2010
Ecco un libro nuovo nel genere “diari di viaggio a Santiago”. Ne abbiamo già recensiti tanti. Ma ogni diario è diverso dall’altro, in ognuno si scopre un mondo, delle persone, dei racconti.
Quello di Carla de Bernardi è inusuale per la sua precisione, Carla di professione è fotografa, e ogni paragrafo sembra una fotografia. Carla è molto appassionata del cammino, e lo comunica in tutti i modi. Determinata, è l’unica del suo gruppetto che percorre tutto a piedi, mentre i suoi amici saltano tratti di tappe con i mezzi. Carla è così precisa che riporta numeri, dati, date, inserti culturali, e di molti piatti che mangia lungo il cammino persino la ricetta.
Uno dei momenti più divertenti è la loro salita a O’Cebreiro: spaventate dai racconti si vestono a cipolla per paura del freddo, ma fanno l’esatto contrario di quello che buon senso vorrebbe, partono dal basso vestiti “come Messner”, da alpinismo invernale, e poi man mano che salgono si spogliano, arrivando al passo in pantaloni corti e maglietta! La percezione del freddo era stata condizionata dalla pre-occupazione!
Il libro si conclude con consigli pratici, riferimenti a siti web, insomma il libro diventa utile per iniziare a pensare il vostro cammino. Carla De Bernardi ha continuato poi a coltivare la sua passione per il cammino di Santiago, è hospitalera volontaria e tiene corsi per neo-pellegrini alla casa del Movimento lento.


 

Massimo Conti, “Traversine”, Aras Edizioni, 2011
Partire da casa a piedi, studiando un percorso suggestivo e originale, scegliendo una meta a qualche giorno di cammino, un luogo sacro, una montagna, la casa di un amico, o … seguendo i binari di una ferrovia dismessa. È il valore del cammino viandante, nei luoghi poco turistici e meno conosciuti, i luoghi dimenticati, dove il camminare consente una conoscenza dei dettagli, dei particolari, delle persone senza nome. E’ quello che ha fatto Massimo Conti, che ha appunto scelto di percorrere il tratto di ferrovia che da Fano portava a Urbino, 50 chilometri da percorrere in due giorni, su traversine in parte marcite, con il passo irregolare a cui le traversine costringono. Conti è un buon osservatore, molto attento ai dettagli. Le ferrovie abbandonate sono un mondo a parte, dividono il territorio come fiumi, sulle sue sponde ci sono orti, piccole costruzioni abusive quali rimesse o casette di campagna, invece che osservare animali selvatici il nostro autore osserva i gatti, parla con le persone, insomma vive un viaggio, un viaggio vero e proprio anche se di solo 2 giorni, in un mondo sconosciuto. Questo è l’aspetto più interessante del libro, insegna che il viaggio, il cammino, lo si fa con grande soddisfazione anche nelle periferie urbane e nelle campagne minori. C’è tanto da imparare, da conoscere, c’è tanto per poter crescere interiormente. E si vive anche l’avventura, chi lo dice che non c’è avventura dietro casa? L’incontro con un capriolo, il passaggio su viadotti ormai pericolosi, o in gallerie quasi impraticabili, e l’imprevisto dell’arrivo dei carabinieri, chiamati da contadini troppo sospettosi.
Poi Massimo Conti è anche appassionato di treni, e racconta la sua cultura in materia. La ferrovia Metaurense è una storia nella storia, perchè ogni viaggio ha le sue storie.


 

Wu Ming 2, “Il sentiero degli dei” , Ediciclo, 2010
Wu Ming 2, del collettivo anonimo bolognese Wu Ming, ha pubblicato un libro sul “sentiero degli dei”, il sentiero che collega Bologna a Firenze in 5 giorni di cammino. Wu Ming 2 scrive bene. E ama la natura. Il suo libro non è un semplice diario di viaggio, il protagonista è un personaggio fittizio, e la descrizione dei giorni di cammino si alterna a “notturni” che sono piccoli racconti. Ma si capisce che tutto quello che Girolamo, il protagonista, vive, lo ha camminato Wu Ming 2. Che sa osservare. E, nello stile tipico che ha reso celebre il collettivo, sa passare dall’osservazione all’approfondimento, per cui il libro è una fonte inesauribile per chi vuole camminare quei luoghi in modo consapevole.
Mentre Wu Ming e il suo protagonista camminano a passo lento verso Firenze, si snodano sotto terra le storie, dove l’uomo è protagonista spesso ai danni della natura, la storia della TAV, dell’Autosole, della Direttissima ai tempi di Mussolini, di una grande cava, ma anche le storie di cacciatori impuniti, di pale eoliche che uccidono il paesaggio.
Michele Serra su Repubblica ha scritto una recensione egregia del libro. “Il racconto di Wu Ming 2 – scrive Serra – ha un merito essenziale: il protagonista non è il camminatore, ma il percorso. Sono i suoni percepibili e quelli immaginati, le case, le recinzioni, i cartelli, sono le stratificazioni, i doni e le ferite che natura e uomo hanno impresso sul territorio… Contro la disattenzione di quel dio distratto che è il progresso, l’attenzione del camminatore, per il quale anche un acciottolato, un muro diroccato, una vite antica sono presenze che segnano il mondo, sono “luogo”.”
Chi scrive è partigiano perchè i Wu Ming sono tra i miei scrittori preferiti, ma questo libro non può mancare nella biblioteca di un camminatore, ed è perfetto esempio di come il camminare sia anche un atto sociale, politico, di denuncia, ma senza essere ideologico, nessuna parola di condanna, solo ascolto e osservazione.
“Il sentiero degli dei” è pubblicato dal piccolo ma vivace editore Ediciclo  nella collana “A passo d’uomo” diretta da Enrico Brizzi e Marcello Fini, e contiene anche foto e descrizioni delle tappe per chi vuole percorrere da solo questo cammino.


 

Bernard Ollivier, “Una strada per ricominciare”, Terre di Mezzo, 2010
È la biografia di Bernard Ollivier, famoso per aver camminato la Via della Seta, da Istambul alla Cina in 4000 chilometri, pubblicando alcuni libri che sono stati un successo internazionale. Ollivier racconta in questo libro di come si possa scoprirsi camminatori a sessant’anni, dopo essere andati in pensione. Che non è mai troppo tardi. E’ la storia di un uomo che a sessant’anni si trova improvvisamente senza lavoro, e arriva la depressione. Decide allora di partire da casa per Santiago di Compostela, 3 mesi di cammino e 2300 chilometri, con un obiettivo: non solo camminare, ma costruire, cammin facendo, un programma per la pensione. e il programma è diventato proprio il camminare stesso! Poi Ollivier ha anche fondato un’associazione, “Seuil”, che in collaborazione con i servizi di assistenza sociale fa scegliere a ragazzi sui quali pende la minaccia del carcere di scegliere in alternativa di partire per un lungo cammino a piedi (www.assoseuil.org). Ollivier invita a non arrendersi (“Chi non ha progetti è già morto”), a tutte le età possiamo costruire relazioni con esiti sorprendenti.


 

Enrico Brizzi – Marcello Fini, “I diari della Via Francigena”, Ediciclo editore, 2010
Enrico Brizzi, insieme a Marcello Fini, pubblica “I diari della Via Francigena”, da Canterbury a Roma, cammino che Brizzi ha percorso nel 2006 e dal quale ha poi tratto il romanzo “Il Pellegrino dalle braccia d’inchiostro”. Questi sono stralci dei diari di Brizzi, con appunti di viaggio e annotazioni storiche. Segue una parte di fotografie, e infine una guida pratica da Canterbury a Roma, molto succinta per la verità, ma che può dare un’idea di quali parti del cammino di 72 giorni potrebbe fare al caso vostro. Il libro si conclude, inaspettatamente (non lo sapevo!) con una lettera aperta al sottoscritto Luca Gianotti, in cui Brizzi racconta di come il percorso della Francigena sia molto diverso, alternando tratti piacevoli a tratti su asfalto: “Dov’era ragionevole camminare, abbiamo camminato a cuor leggero. Dove l’orrore ci stringeva d’assedio abbiamo stretto i denti o cambiato strada. In nessun caso – era la regola – abbiamo preso un autobus”.
Conclude la sua lettera aperta: “Sono il primo a dire che, per far vivere di nuovo la Francigena, servono in molti tratti urgenti alternative pedonali, segnali, e una rete di ospitalità oggi in grado di supportare flussi minimi, ma snobbarla come “itinerario transeuropeo” perchè “troppo su asfalto” o peggio “troppo di moda”, mi sembra un errore. Una Via non domanda altro che essere percorsa, e un Sogno di essere sognato fino in fondo”.
E quindi, partiamo e sognamo!


 

Diego Marani, “Seguendo i propri passi”, Terre di Mezzo, 2010
La Via della Plata arriva a Santiago da Sud, era un’antica asse viaria romana, poi fu territorio di lotte tra cristiani e arabi, e sentiero camminato per secoli da pellegrini. Da una quindicina d’anni è stata di nuovo segnata con la freccia gialla che ha reso famoso (fin troppo, secondo l’autore) il Cammino francese. Diego Marani, già autore di libri sul camminare e sull’andare in bici, pubblica un diario del suo cammino, un mese a piedi tra marzo e aprile, quasi in solitudine, con incontri arricchenti e gesti di generosità verso i pellegrini quasi “inspiegabili”, nel senso che Marani rimane colpito da tanta generosità al punto da chiedersi se certe magie capitano perchè si è sul cammino. Lettura piacevole, fa nascere il desiderio di percorrere la Via della Plata, anche se l’autore si augura rimanga sempre così, un cammino ancora per pochi.

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